Mercoledì 24 Aprile 2024

Bergoglio cancella l’incontro con Kirill Il Vaticano: può creare confusione

Era in programma per giugno a Gerusalemme. Il Santo Padre si piega ai "consigli" della sua diplomazia. Il Patriarcato di Mosca: "Aspetteremo tempi migliori". Soddisfatta l’ambasciata ucraina: decisione logica

di Nina Fabrizio

L’allargamento della Nato non giustifica un’invasione armata. Che un Papa vada a Kiev non ha senso se la guerra non si fermerà. Il previsto incontro con Kirill a giugno a Gerusalemme salta perché in questo momento, anche un dialogo ecumenico, creerebbe "confusione".

Papa Francesco, appena terminate le celebrazioni monstre della Pasqua, particolarmente di "passione" per lui quest’anno tra i forti dolori al ginocchio e lo strazio per il sangue versato in Ucraina, si concede un’intervista al quotidiano argentino La Naciòn e scende finalmente più nel merito del conflitto e delle sue stesse mosse. Annunciando che per il momento non ci sarà l’incontro col patriarca Kirill che Francesco ha lungamente cercato con l’evidente scopo di influire, nell’ambito di un dialogo ecumenico ai massimi livelli, con un messaggio di pace su uno degli ‘ideologi’ (e sostenitori) più forti dello Zar.

E non ci sarà nemmeno una sua visita a Kiev, molto caldeggiata invece dal governo ucraino di Zelensky e dalla chiesa greco-ortodossa. "Tutta la guerra è anacronistica in questo mondo e in questa fase della civiltà – dice il Papa –. Ecco perché ho baciato pubblicamente la bandiera ucraina, un gesto di solidarietà con i loro defunti". Perché ancora non è andato a Kiev? "Non posso fare nulla che metta a rischio obiettivi più elevati – spiega –, che siano la fine della guerra, una tregua o, almeno, un corridoio umanitario. A cosa servirebbe che il Papa andasse se la guerra continuasse il giorno successivo?".

Nel colloquio, Bergoglio difende poi la sua decisione di non nominare mai il presidente russo: "Un papa non nomina mai un capo di stato, tanto meno un Paese, che è superiore al suo capo di stato (la nazione per lui è superiore ai suoi governanti, ndr)". Bergoglio lascia comunque intendere che ci sono sforzi di mediazione, "Il Vaticano non riposa mai anche se non posso dire i dettagli", e torna anche sulla sua visita quasi impulsiva all’ambasciatore russo presso la Santa Sede l’indomani del dispiegamento dell’offensiva russa.

"Sono andato da solo. Era una mia responsabilità personale. È stata una decisione che ho preso in una notte insonne pensando all’Ucraina. È chiaro, a coloro che lo vogliono vedere bene, che stavo segnalando al governo che può porre fine alla guerra in un momento successivo. Ad essere onesto, vorrei fare qualcosa in modo che non ci sia più un morto in Ucraina. Non uno di più. E sono disposto a fare tutto". Su Kirill, spiega: "Mi rammarico che il Vaticano abbia dovuto cancellare un secondo incontro con il patriarca, che avevamo programmato per giugno a Gerusalemme. Ma la nostra diplomazia ha capito che un incontro in questo momento potrebbe creare molta confusione. Ho sempre promosso il dialogo interreligioso. Quando ero arcivescovo di Buenos Aires, ho riunito cristiani, ebrei e musulmani in un dialogo fruttuoso. È stata una delle iniziative di cui sono più orgoglioso. È la stessa politica che promuovo in Vaticano. Per me, l’accordo è superiore al conflitto".

La notizia ha destato l’immediato plauso di Andrii Yurash (foto sopra), neo ambasciatore ucraino presso la Santa Sede ("una decisione logica"), mentre ieri anche il metropolita di Mosca Hilarion ha rilasciato dichiarazioni sul meeting "rinviato", menzionando, eufemisticamente, come cause, "gli eventi degli ultimi due mesi" ma pure "problemi logistici e di sicurezza" dietro ai quali c’è l’evidente preoccupazione che Gerusalemme, segnata in questi giorni da nuove tensioni tra israeliani e palestinesi propri nei luoghi sacri, non sia affatto il luogo adatto per un già difficile incontro ecumenico. Il faccia a faccia rischiava di realizzarsi in un potenziale focolaio dove le micce sono sparse ovunque con il forte il rischio di un ulteriore concentrato di tensioni tra ebrei, musulmani, cristiani cattolici e ortodossi.