
Roberto Benigni ospite per la prima volta nello studio di Bruno Vespa, a Cinque Minuti, in onda dopo il Tg1 delle 20 e in occasione dell'uscita del suo libro 'Il sogno'
Roma, 11 giugno 2025 – Dall’Europa, ai rischi per la pace dovuti ai nazionalismi, dai dazi di Trump paragonati al famoso “fiorino” del film “Non ci resta che piangere” con Troisi, al “Manifesto di Ventotene” per finire con la gag sul tavolo dove Berlusconi, nel 2001, firmo il “Contratto con gli italiani”. E’ un Benigni come al solito scoppiettante quello ospite di Vespa a Cinque Minuti su Rai1.
“È veramente un'esplosione di gioia essere qui con lei, tra l'altro è la nostra prima volta: vorrei fare qualcosa per dimostrare che non è frutto dell'intelligenza artificiale, che siamo proprio io lei, io e Vespa, mi permette di venirle a toccare la punta del naso?”. Roberto Benigni è l'ospite in esclusiva – e per la prima volta – di Bruno Vespa a Cinque Minuti, in onda dopo il Tg1 delle 20.
L'occasione è l'uscita, il 17 giugno, del suo libro 'Il sogno” (Einaudi Stile Libero), un viaggio attraverso l'idea di Europa, non solo come geografia o istituzione, ma come visione, orizzonte condiviso, casa comune, che riprende e arricchisce con nuove riflessioni, aneddoti e spunti poetici i temi dello show evento con cui il premio Oscar lo scorso 19 marzo ha emozionato milioni di telespettatori su Rai1.
“L'Europa – sottolinea Benigni – è la più grande costruzione democratica degli ultimi duemila anni che è stata fatta sulla Terra: io sono un europeista estremista, perché l'Europa è l'unico sogno che abbiamo per noi, per Vespa, i suoi figli, i suoi nipoti, le altre generazioni. Dentro ci sono due Europe, una buona e una cattiva, Jekyll e Hyde, una sana e una meno sana: c'è l'Europa del Parlamento, della Commissione, che lavora per tutti gli europei, per i nostri interessi e poi c'è l'Europa intergovernativa, quella del Consiglio europeo, dove siedono i capi dei governi europei... E lì prima di prendere una decisione c'è l'unanimità, c'è il veto. Basta Cipro, con 1,3,-1,4 milioni di abitanti rispetto a 500 milioni e blocca tutto. Leviamo il veto, leviamo l'unanimità. Quante cose potrebbe fare così l'Europa, sarebbe il sogno”.
"Abbiamo anche la responsabilità della pace – riflette ancora Benigni, rispondendo alle domande di Vespa –, perché l'Europa è nata sulla pace, ha fatto 80 anni di pace, abbiamo vissuto il periodo di pace in Europa più lungo dai tempi della guerra di Troia”.
Nel libro si fa cenno al film cult del 1984, Non ci resta che piangere, diretto e interpretato da Benigni e Massimo Troisi. "Lì c'era la dogana – ricorda Vespa – oggi ci sono i dazi di Trump”. “Ma si possono mettere i dazi?”, si chiede l'attore e regista. “È come uno che non ha letto neanche due pagine di storia, perché la storia ci insegna che i dazi sono portatori di guerra, mettono a repentaglio la pace, sempre. La guerra commerciale dei dazi è stata definita la guerra più stupida della storia: fanno male all'Occidente, all'America, eppure lui li ha rimessi come nel 1492”.
Del libro, scritto con lo scrittore e saggista Michele Ballerin e con l'autore tv Stefano Andreoli, Benigni dice: "Mi spiace averlo scritto perché lo vorrei leggere, è talmente bello da leggersi, perché l'Europa è davvero l'unico sogno di pace, benessere, prosperità, felicità: ci invidiano tutti, perché dovunque c'è un difetto di diritti cominciamo a sventolare le bandiere europee. L'Europa ha principi straordinari, è inimitabile, irresistibile, bellissima”.
E ricorda l'aneddoto, già citato in tv, del Manifesto di Ventotene, "uno dei documenti più straordinari dell'ultimo secolo” («se n'è parlato tanto»), scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni, “che Ada Rossi e Ursula Hirschmann, siccome c'era la polizia fascista, fecero uscire nascosto dentro un pollo arrosto e lo portarono nel continente, alla faccia dei social e di Musk”.
Tuttavia, avverte Benigni, bisogna distinguere tra patriottismo e nazionalismo: "Il nazionalismo è la guerra e purtroppo sta risorgendo: bisogna starci attenti, perché pone la nazione al di sopra di tutto. Bisogna guardarsi da coloro che dicono che vogliono fare il loro paese più grande degli altri... alla larga, sono pericolosissimi. Io sono un patriota ma non sono un nazionalista, l'opposto”. C'è spazio anche per una gag sulla scrivania usata da Berlusconi nello studio di Porta a Porta, nel 2001, per firmare il 'Contratto con gli italiani’: “Voglio firmare insieme a lei con la biro un accordo con gli italiani sul tavolo di ciliegio di Berlusconi”, dice Benigni a Vespa.