Giovedì 18 Aprile 2024

Insulti alla Bellanova, Daverio: "Altro che laurea, meglio i calli alle mani"

Lo storico dell’arte rivela: "Neppure io sono dottore, conta la competenza"

Philippe Daverio

Philippe Daverio

Roma, 7 settembre 2019 - "Finalmente una ministra dell’Agricoltura con i calli alle mani perché abituata a usare la vanga. E, nel nostro Paese, tra i politici è già una cosa molto rara". Philippe Daverio, storico dell’arte, professore ordinario all’università in pensione, divulgatore e scrittore, è sorpreso della tempesta che si è scatenata sulla nuova titolare del dicastero delle politiche agricole, alimentari e forestali, Teresa Bellanova, rea di avere solo la terza media. "Una polemica assolutamente fuori luogo", parte a raffica.

Per lei, quindi, la laurea non è necessaria per fare il ministro?

"Beh, dipende da cosa fai. Abbiamo avuto, senza fare nomi, delle ministre della pubblica istruzione che non l’avevano e hanno pure fatto la riforma dell’Università con risultati disastrosi. Se non altro la Bellanova è una che è stata messa a fare la ministra in un settore che conosce per averlo vissuto direttamente. Anch’io non sono laureato".

Ma non è stato professore ordinario?

"Sono uno dei pochi casi di docenti dell’università non laureato. Infatti, mentre per diventare ricercatori o associati serviva la laurea, per diventare ordinari occorreva superare il concorso pubblico e avere i titoli. Il primo l’ho vinto, i secondi ne avevo così tanti (tra pubblicazioni, libri, articoli e direzioni di riviste scientifiche) che la commissione rimase sorpresa".

È la rivincita del merito?

"Sono favorevole alle mostrine conquistate sul campo. E la Bellanova le ha conquistate, davvero, sui campi: da bracciante. Una buona formazione, anzi una vera formazione".

 Ma da docente non ritiene che la si conquisti anche sui libri?

"Avendo fatto, per molti anni, il professore universitario posso testimoniare che a fronte di tanti giovani talentuosi che poi si sono affermati, la maggioranza degli studenti che avevo erano delle vere e proprie braccia sottratte all’agricoltura. In questo caso mi sembra un deciso passo in avanti. In realtà, a preoccuparmi di più è altro".

Cosa?

"Sono molto più preoccupato per Di Maio agli Affari esteri, che al di là di Pomigliano non c’è mai stato e che non conosce le lingue. La Bellanova almeno conosce la lingua che si parla nelle campagne. Smettiamo di fare gli snob e le fighesse".

Prima le competenze, dunque?

"Esatto. E alla Bellanova certo non mancano. Lei conosce perfettamente che cos’è il caporalato, una delle piaghe dell’agricoltura italiana. Magari saprà meno cose sulla produzione delle mele, ma i trentini l’aiuteranno. E imparerà presto. È una tosta, una vera dura".

Quindi lei sta con la Bellanova senza se e senza ma?

"Senza alcun dubbio. Mi sta molto simpatica. Ha anche una bella faccia agreste. Sono sicuro che da buona pugliese sappia fare delle orecchiette meravigliose». La conosce? «No, ma è una dei ministri del nuovo governo che incontrerei volentieri. Se ci invita a cena, a mio parere, ci fa mangiare bene".

Insomma, la promuove?

"E come potrei diversamente. Anche con quel cognome: Bellanova. Come dicevano i latini: nomina sunt consequentia rerum (i nomi sono conseguenti alle cose, ndr)".