Beauty farm per bimbe: genitori sotto accusa

Manicure, trucco e prove vestiti per clienti dai 4 ai 13 anni. Il sociologo: "Così non è un gioco, si rischiano disadattamento e bullismo"

Una donna si sottopone a trattamenti di bellezza

Una donna si sottopone a trattamenti di bellezza

I clienti dovranno avere un’età compresa tra i 4 e i 13 anni. Non si ammettono eccezioni. La nuova beauty farm per bambini aperta in Puglia ha le sue regole. Discutibili, forse, ma a quanto pare inflessibili. Quello che un tempo era un gioco malizioso e impacciato fatto con lo smalto o il rossetto della mamma, oggi diventa business. Nulla sfugge alla perversa dinamica del ricavare denaro da ogni dove. E quindi, ecco a voi manicure, trattamenti viso e corpo, trucco e parrucco, visione di film, la possibilità di studiare (davvero?) e fornire abiti e abbinamenti alle bimbe in occasione delle cerimonie. Provate a immaginare: pulcini di un metro alle prese con trucco, smalto, boccoli e lipstick. Scatta subito in mente l’immagine devastante delle mini reginette di bellezza americane e della tragica fine di JonBenét Ramsey nel 1996.

È inevitabile, quindi, che sui social sia scoppiata la polemica e che sotto accusa siano stati messi i genitori. "Adultizzare le bambine, che tra i 4 e i 13 anni giocano imitando le madri, e vedono il dipingersi le unghie come un gioco senza pensare alla bellezza, può esporle a dei rischi – dice Antonio Marziale, sociologo e presidente dell’osservatorio dei minori –. Perché si rischia di bruciare una fase delicata come l’adolescenza che è la fase di trasformazione a cui una bambina ha diritto. Gli adolescenti sono vocati alla musica, allo scoutismo, allo sport. Bruciando l’adolescenza, spingendo verso una sessualità precoce, si rischia di produrre disadattamento sociale e bullismo. Ma il problema vero sono i genitori, sono loro a voler forzare le tappe. Un bambino, invece, ha il diritto di diventare adolescente e a vivere questa trasformazione tra infanzia ed età adulta che non può essere saltata". Sacrosante parole, ma non serve un esperto per vedere come i genitori svestono tranquillamente le loro bambine sulla spiaggia con perizoma, annessi e connessi. Come le addobbano con jeans skinny e lustrini. Ci mancano i tacchi, ma ci siamo pericolosamente vicini.

La polemica è stata sollevata da Fernando Blasi, cantante salentino frontman dei Sud Sound System: "Tutti i bambini sono belli. Semmai di brutto possono avere i genitori, incapaci di accettarsi e di vivere come esseri umani. Non è sui canoni estetici che deve basarsi la crescita dei bambini, ma sul rispetto delle diversità, sull’empatia e sulla capacità di sapersi migliorare. I bambini non sono brutti, talvolta sono tristi. E se non sorridono spesso è colpa nostra". Un tempo, spiega il cantante, "era un evento andare dal parrucchiere con la mamma, indossare le sue scarpe troppo grandi di nascosto. Così le bambine potevano avere una proiezione, anche frivola e sognante, verso il futuro. Ma imporre loro le abitudini delle madri, derubarle della loro infanzia è atto di disumanizzazione, una pericolosa ipoteca sul futuro dei nostri figli. Andando nelle scuole tra i ragazzi, ma anche da padre, avverto un forte disagio di bambini e adolescenti quando ci comportiamo da adultescenti, pagliacci in là con gli anni che vogliono rubare loro la scena".

Altro che massaggi rilassanti e maschere detox, quello di cui ci sarebbe bisogno sarebbe un bel bagno di verità. "Dobbiamo insegnare loro la bellezza reale delle piccole cose, ma anche le difficoltà, le brutture del vivere quotidiano fornendo loro gli strumenti per fronteggiarle", conclude Blasi. Che non sono certo i bigodini o lo smalto per le unghie.