Mercoledì 24 Aprile 2024

Verona, neonati morti, "il batterio killer era nel rubinetto dell'ospedale"

All'ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento morirono 4 piccoli e 96 furono infettati. Le conclusioni della commissione regionale. La protesta di una madre: "Mancanze igienico-sanitarie della terapia intensiva neonatale. Si dimettano responsabili"

L'ingresso dell'ospedale di Borgo Trento a Verona (Ansa)

L'ingresso dell'ospedale di Borgo Trento a Verona (Ansa)

Verona, 1 settembre 2020 - C'è un primo punto fermo nella vicenda del batterio che avrebbe causato la morte di quattro bambini all'ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento a Verona. Sarebbe stato infatti annidato in un rubinetto dell'acqua utilizzata dal personale della Terapia intensiva neonatale il Citrobacter, batterio appunto che sarebbe stato la causa della morte dei quattro piccoli tra la fine del 2018 e quest'anno (96 i bimbi infettati) , e che ha indotto i responsabili sanitari alla sua chiusura.

È questa la conclusione a cui giunge la relazione di una delle due commissioni nominate dalla Regione Veneto, e di cui un'anticipazione è stata pubblicata oggi dal Corriere del Veneto. Si tratta della cosiddetta "commissione esterna", coordinata da Vincenzo Baldo, ordinario di Igiene e Sanità pubblica all'Università di Padova. Un'altra relazione, che sarà consegnata alla Procura della repubblica di Verona, è composta da membri interni all'amministrazione regionale.

Secondo le conclusioni della commissione esterna, il Citrobacter avrebbe colonizzato il rubinetto probabilmente a causa di un mancato o parziale rispetto delle misure d'igiene; un altro errore potrebbe essere stato di ricorrere all'acqua del rubinetto e non ad acqua sterile.

I primi controlli da parte dei vertici dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Verona erano stati avviati a gennaio poi erano stati interrotti a causa dell'emergenza Coronavirus. L'intero reparto di Ostetricia - Punto nascite, Terapia intensiva neonatale e Terapia intensiva pediatrica - è stato riaperto oggi, dopo che il 12 giugno scorso il direttore generale dell'Aou veronese, Francesco Cobello, ne aveva disposto la chiusura, procedendo alla totale sanificazione degli spazi.

La protesta della mamma

Protesta a oltranza davanti all'Ospedale della Donna e del Bambino di Francesca Frezza, la mamma che per prima ha denunciato il caso del citrobacter. "Sono qui - ha detto - perché è arrivato l'esito dell'autorevole commissione d'indagine nominata dal governatore Luca Zaia. Un esito pesante, perché conferma tutto quello a cui ho sempre pensato in questo lungo anno". "Mancanze igienico-sanitarie della terapia intensiva neonatale" ha spiegato Francesca, tenendo sempre in mostra la foto della figlia, nata nell'ospedale veronese l'11 aprile e morta al Gaslini di Genova il 18 novembre 2019. "Oggi chiedo, in attesa con piena fiducia che la magistratura faccia il suo corso - ha aggiunto -, le dimissioni in via temporanea del dottor Paolo Biban, direttore della Pediatria a indirizzo critico e della terapia intensiva, della dottoressa Chiara Bovo, direttore sanitario dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata, del direttore generale Francesco Cobello, e del dottor Massimo Franchi, direttore del Dipertimento materno-infantile". La madre non accetta le spiegazioni che le sono state fornite: "Non meno di pochi giorni fa - ha affermato - il direttore generale Cobello ha dichiarato di essere venuto a conoscenza del citrobacter il 12 giugno, quando ha deciso la chiusura del punto nascite e lo spostamento della terapia intensiva neonatale. Ma nella cartella clinica di mia figlia, a maggio 2019 c'era scritto dell'infezione da citrobacter". E ha ricordato che "la commissione parla di 96 bambini infettati, di cui 4 deceduti e 9 resi cerebrolesi".