Morti per batteri resistenti agli antibiotici: Italia seconda in Europa

Secondo un rapporto dell'Ecdc sono in aumento le infezioni resistenti a questi medicinali. Aifa: "Usare gli antibiotici meno e meglio"

Bruxelles, 17 novembre 2022 - L'Italia è seconda in Europa per il numero di decessi attribuibili a batteri resistenti agli antibiotici. I dati del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) si riferiscono al periodo tra il 2016 e il 2020, con la Grecia il Paese più colpito, seguito dall'Italia e con terza la Romania. 

Il rapporto dice che nei quattro anni in questione in Grecia i morti da infezioni resistenti sono stati 20 ogni 100mila abitanti, 19 in Italia, 13 in Romania. In Europa in generale la resistenza agli antibiotici provoca 35mila morti ogni anno. Il dato è in aumento, e Grecia, Italia e Romania hanno registrano anche il maggior numero di infezioni da batteri resistenti agli antibiotici. 

Escherichia coli, batterio resistente agli antibiotici (Ansa)
Escherichia coli, batterio resistente agli antibiotici (Ansa)

Secondo il Daily, cioè l'attesa di vita corretta per disabilità, altro indicatore che misura la gravità delle malattie, le infezioni principali sono causate dal batterio Escherichia coli, resistente alle cefalosporine di terza generazione, secondo lo Staphylococcus aureus, resistente alla meticillina, e Klebsiella pneumoniae, resistente alle cefalosporine di terza generazione. 

Si è registrata una tendenza all'aumento di patologie legate a batteri resistenti nel periodo 2016-20, e un rallentamento dal 2019 al 2020. In tutti i 27 Ue più Norvegia, Islanda e Liechtenstein è stato registrato un aumento significativo sia di infezioni che di decessi attribuibili alla resistenza agli antibiotici. 

L'aumento riguarda almeno 18 paesi: Cipro, Cechia, Danimarca, Finlandia , Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Italia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Spagna, Romania, Slovacchia e Svezia. Invece in calo per Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Francia, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Portogallo e Slovenia.

Aifa: "Usare meno e meglio gli antibiotici"

A proposito di ciò, l'Aifa (Agenzia italiana del farmaco) invita a usare meno e meglio gli antibiotici. Il loro largo utilizzo ha creato un fenomeno di resistenza che, in Italia, è sette volte più alto rispetto a quello della Scandinavia. L'appello è stato lanciato in occasione della Giornata europea degli antibiotici prevista per domani, nel corso della conferenza stampa presso la sede Aifa di presentazione della Settimana mondiale della consapevolezza antimicrobica promossa dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Durante l'incontro, col Direttore generale Nicola Magrini e la professoressa Evelina Tacconelli dell'Università di Verona, sono state presentate le principali azioni promosse dall'Aifa per favorire un uso più consapevole degli antibiotici e per contrastare il fenomeno dell'antibiotico-resistenza già a partire dalla giornata di domani, quando saranno pubblicati sul sito Aifa le due prime linee guida sulle terapie mirate alle infezioni resistenti.

"Non vogliamo assolutamente demonizzare gli antibiotici, sono uno strumento prezioso ma vanno usati adeguatamente. Così come non prendereste alla leggera un chemioterapico, allo stesso modo bisogna fare con gli antibiotici - ha spiegato la professoressa Tacconelli -. Il problema non è quanti antibiotici uso perché ogni antibiotico ha un impatto diverso, quindi il paziente deve pretendere spiegazioni dal medico. Non esiste una prescrizione senza una spiegazione".

Il fenomeno dell'antibiotico-resistenza è "una delle priorità di salute pubblica mondiale: in questo quadro l'Italia è purtroppo maglia nera", ha sottolineato il direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Nicola Magrini. Il mondo politico, ha rilevato Magrini, "è finalmente più attento e converge sulla necessità di fare di più per arginare questo fenomeno". Tuttavia i dati preoccupano: l'ultimo rapporto del Centro europeo per il controllo delle malattie Ecdc, ha spiegato il direttore Aifa, "evidenzia come in 10 anni, dal 2012 al 2021, l'Europa abbia registrato un decremento del 23% nell'uso degli antibiotici nell'uomo, tuttavia è aumentato l'uso di antibiotici ad ampio spettro e il fenomeno della resistenza si è aggravato".