Giovedì 25 Aprile 2024

Battaglia politica sul commissario. Bonaccini: non può stare a Roma

La Lega: nessun veto. In Regione il centrodestra vota contro la nomina del governatore, ma FdI esce dall’aula

Stefano Bonaccini, Governatore dell'Emilia Romagna

Stefano Bonaccini, Governatore dell'Emilia Romagna

Il pendolo parla da solo. Primo pomeriggio: la Lega assicura di non aver posto veti sul nome del commissario alla ricostruzione. La candidatura di Stefano Bonaccini prende quota. Ora del tè: nel consiglio regionale dell’Emilia-Romagna la destra boccia la mozione del Pd che sollecitava il governo a stanziare subito risorse per la ricostruzione, facendo capire tra le righe che lasciarla gestire al governatore avrebbe affrettato i tempi. "Il commissario – chiarisce Bonaccini – non può stare a Roma". La candidatura perde colpi. Ma subito dopo viene reso noto che FdI è uscita dall’aula per non votare contro. "Siamo sorpresi. Dietro la presentazione della risoluzione senza aver condiviso il percorso tra tutti temo ci sia la volontà di rompere la collaborazione. Spero non sia così", dice Galeazzo Bignami, viceministro alle Infrastrutture e dirigente tricolore di spicco. Insomma, il braccio di ferro sull’assegnazione al Governatore dei fondi per la ricostruzione continua, anche se i soldi non ci sono ancora: in buona parte toccherà all’Europa stanziarli. Il capitolo si aprirà oggi, quando la presidente Ursula von der Leyen arriverà nelle terre colpite dall’alluvione. Ad accoglierla saranno Giorgia Meloni e Stefano Bonaccini: di nuovo insieme. È noto che alla premier la nomina del governatore non dispiacerebbe: per lei il pragmatismo è tutto e lui concreto lo è. La leader di FdI sa che sulla ricostruzione verrà giudicata, affidarla a lui offrirebbe qualche garanzia in più. Ma soprattutto con il coinvolgimento di una Regione che vale quanto l’intero Partito democratico si metterebbe al riparo da critiche feroci se qualcosa dovesse andare male.

La Lega è lo scoglio principale, anche se non l’unico. L’idea del presidente del Pd in un ruolo così importante va di traverso anche a molti fratelli tricolore. Per Salvini il problema sono le elezioni regionali: se l’amministrazione attuale dovesse bissare in Romagna il successo della ricostruzione in Emilia, anche al prossimo giro per il Capitano non ci sarebbe partita. È una strategia opposta rispetto a quella di Giorgia. Per la premier è indispensabile il rapporto di collaborazione con la Regione e dunque con il Pd. Per il leader che mira a sfidare Bonaccini, il discorso andrebbe impostato addossandogli la responsabilità del disastro, indicandolo come l’uomo che ha preferito salvare "ratti e nutrie" invece di proteggere la popolazione. Una parte di FdI teme invece che affidando a un leader dell’opposizione un compito tanto importante si accrediterebbero le voci per cui la destra non ha personale in grado di affrontare situazioni delicate.

Il veto del Carroccio è difficilmente sormontabile, ma la partita non è chiusa perché Bonaccini non si è affatto arreso, come dimostra il voto in consiglio regionale. A far pendere la bilancia da una parte o dall’altra potrebbero essere quei negoziati con l’Europa che verranno inaugurati oggi. Perché un tandem bipartisan composto dalla presidente del Consiglio e dal presidente del Pd avrebbe margini di trattativa più ampi.