Mercoledì 24 Aprile 2024

Battaglia per l’eutanasia "Non punire chi la provoca"

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È nato in seno all’Associazione Coscioni, appoggiata da Radicali e +Europa, il quesito sull’eutanasia. Un referendum che tocca un tema etico delicato e che vede già l’intero centrodestra contrario, i 5 Stelle a favore e il Pd diviso tra ala cattolica e laica. Netto no da Chiesa e Cei.

LE INTENZIONI

I promotori propongono di “ritagliare“ l’articolo 579 del Codice penale. Viene, di fatto, abrogata la parte che punisce con la reclusione da 6 a 15 anni chi procura la morte di una persona col suo consenso. In caso di vittoria del sì, non sarebbe punibile l’eutanasia attiva se compiuta nelle forme previste dalla legge sul consenso informato e il testamento biologico, e in presenza dei requisiti introdotti dalla sentenza della Consulta sul caso Cappato. Resterebbe invece il carcere per chi ha commesso il fatto contro una persona incapace o contro una persona il cui consenso sia stato estorto con violenza, minaccia o contro un minore di 18 anni. Per l’associazione Coscioni, "l’abrogazione dell’omicidio del consenziente non esplicherà effetti di depenalizzazione per fatti commessi contro persone che non abbiano piena coscienza della propria richiesta".

LE RAGIONI DEL NO

Ma chi è contrario al referendum sostiene che le modifiche possano portare a una dilatazione eccessiva dell’aiuto al suicidio attraverso l’intervento di una terza persona. L’aiuto potrebbe trasformarsi in una vera e propria iniziativa del terzo, seppure col consenso della persona che vuole morire. La Corte ha già riconosciuto, con la sentenza sul caso del dj Fabo, la non punibilità dell’aiuto al suicidio solo quando chi lo chiede è in condizioni di salute particolarmente gravi e ormai vicino alla morte.

Ettore Maria Colombo