"Basta morti". La protesta nel nome di Laila

Modena, scioperi in 50 aziende per l’operaia rimasta schiacciata dal macchinario. Il ministro Orlando: ora un curriculum per le imprese

Laila El Harim aveva 40 anni

Laila El Harim aveva 40 anni

di Paolo Tomassone

Due morti sul lavoro in meno di tre giorni, in una provincia che, del lavoro, ha sempre fatto il suo credo. Modena e l’Italia sono sotto choc: dopo l’operaia di Camposanto Laila El Harim ieri un altro lavoratore è stato travolto e ucciso da un mezzo in un cantiere. E i sindacati sono saliti sulle barricate: in più di 50 aziende emiliane ci sono stati scioperi e interruzioni dell’attività. "Il tempo dei proclami è finito, non si può morire così", la frase urlata con rabbia dagli operai in rivolta.

L’eco è arrivata a Roma, dove il ministro Andrea Orlando ha parlato nel corso del question time alla Camera di "curriculum delle imprese". I nomi di chi investe sui sistemi di sicurezza – questa l’idea – vanno scritti nero su bianco, così come quelli delle aziende che, oltre a trascurare le regole in materia, non formano i propri dipendenti a mantenere comportamenti idonei a tutela della propria salute e di quella dei colleghi. Se vogliamo arginare il dramma delle morti sui luoghi di lavoro, bisogna costruire "una normativa che qualifichi le imprese". "Se fosse vero quello che emerge dalle prime indagini – sostiene il ministro – tutti i controlli del mondo" non servirebbero: "Se una macchina durante il controllo risulta idonea ma poi viene disattivato il suo dispositivo di sicurezza, tutto il nostro sforzo viene vanificato".

Per far luce sulle cause e chiarire la dinamica di quanto accaduto allo scatolificio Bombonette di Camposanto, è stata aperta dalla Procura di Modena un’inchiesta e proprio oggi verrà conferito l’incarico per eseguire l’autopsia della lavoratrice di 40 anni. Sul caso è aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico del legale rappresentante dell’azienda, un atto formale e dovuto per permettere tutti gli accertamenti del caso.

Il ‘boato’ del ministro si unisce al coro di una parte del sindacato che alle proteste in piazza e agli scioperi dopo una tragedia come questa, ha preferito l’interlocuzione con le istituzioni. Un’interlocuzione che la Regione Emilia-Romagna ha avviato da tempo e che ora, anche a seguito del monito del capo dello Stato, ha calendarizzato come "estremamente urgente", convocando a settembre tutti gli attori del ‘patto per il lavoro e per l’ambiente’: un centinaio tra associazioni imprenditoriali, sindacati, enti locali, mondo della cooperazione e del terzo settore.

Nell’attesa, vanno lette come chiaro segnale di impazienza le mobilitazioni nelle cinquanta aziende, per lo più metalmeccaniche del Modenese: "Il tempo dei proclami e delle vuote dichiarazioni è finito – tuona la Cgil –. Esigiamo risposte concrete, non solo a livello nazionale, ma anche dalle istituzioni locali e dal mondo delle imprese". I dipendenti chiedono chiarimenti:

"Bisogna agire immediatamente affinché episodi analoghi non si ripetano più. Non è più tollerabile restare inermi a registrare quotidianamente morti sul lavoro. È l’ora dei fatti per porre fine a questa mattanza, intollerabile piaga di una società civile".

La protesta nelle fabbriche è stata associata anche ad altre iniziative di raccolta fondi, che verranno consegnati al compagno e alla figlia della donna morta.