Lorenzo Castellani Nel 1920 Warren Harding vinse le elezioni presidenziali americane con lo slogan "torniamo alla normalità". Dopo anni di guerra, di spesa in deficit, interventismo statale e crescita della burocrazia, Harding invitava gli americani alla normalizzazione dell’economia al fine di evitare nuove crisi economiche. Oggi l’Italia, e più in generale ì paesi europei, sono in una condizione simile. Deficit, debito, sussidi, sgravi fiscali, investimenti pubblici eccezionali non potranno continuare a crescere all’infinito. Il governo Meloni deve prefigurare l’obiettivo di un ritorno alla normalità, della fine del regime di emergenza segnato dalla pandemia e dall’impatto della guerra. Il costo del debito, in aumento per la crescita dei tassi, rischierebbe di diventare ingestibile senza controllo della spesa e nuove riforme. Fa bene dunque il Presidente del Consiglio a non cedere sulla fine della sospensione delle accise dei carburanti. L’inflazione è in frenata e per le accresciute spese energetiche la legge di bilancio fornisce un sostegno adeguato a imprese e famiglie. Le condizioni in cui si muove il governo sono oggi abbastanza favorevoli: la recessione non c’è ancora, i prezzi si stabilizzano, a livello europeo non si cercano forzature verso l’austerity. È dunque il momento giusto per le riforme - fisco, giustizia, appalti, infrastrutture strategiche - e poi, una volta completate, per intavolare una positiva trattativa con Bruxelles su patto di stabilità, Mes e politica industriale europea. Soltanto chi vuol coltivare la demagogia crede nell’emergenza permanente e rincorre un aumento di spesa e di interventismo statale senza fine. Il rischio è che a forza di considerare qualsiasi evento come "emergenza" si finisca ad essere, quasi senza accorgersene, prigionieri di problemi ordinari sempre più gravi che poi non si è più nella condizione di risolvere nemmeno con norme e provvedimenti eccezionali.