Giovedì 18 Aprile 2024

Covid, Bassetti: pensavo di essere alla fine, il Signore mi ha riacciuffato per i capelli

Dimesso dopo la guarigione, il presidente della Cei oggi rientra a Perugia. "Il Covid ha sgretolato la nostra illusione di onnipotenza"

Il cardinale Gualtiero Bassetti

Il cardinale Gualtiero Bassetti

"È stata una prova terribile e a un certo punto ho pensato di essere giunto al limite, al mio limite. Ero assistito ottimamente, ma la malattia stava dispiegando tutta la sua potenza negativa. Poi però, con il trascorrere dei giorni, ho avvertito come una spinta interiore, una mano tesa: stavo meglio, riacquistavo spirito e condizione, era la forza del Signore che mi ha letteralmente riacciuffato per i capelli". Il cardinale Gualtiero Bassetti, 78 anni, fiorentino di Marradi, presidente della Cei e arcivescovo di Perugia, rientra oggi guarito nel capoluogo umbro dopo la positività al Covid riscontrata il 28 ottobre, il ricovero in ospedale, la terapia intensiva, le cure e la paura di non farcela. In quei drammatici giorni Papa Francesco telefonava direttamente alla Curia perugina per avere notizie sulle condizioni di salute del porporato. E queste informazioni poco a poco si sono fatte meno pesanti, fino al 19 novembre, giorno delle dimissioni dall’ospedale umbro e del trasferimento al Gemelli di Roma per la convalescenza.

Eminenza, dal Santo Padre fino ai fedeli della diocesi, tutti si sono stretti in un abbraccio alla sua persona. Cosa significa per un malato sentire l’affetto della gente intorno?

"Mi ha fatto tanto bene, mi rendevo conto che molti si stavano preoccupando per me e con piacere ho scoperto di avvertire il pensiero e le preghiere di tante persone, interpretandole come un sostegno nel momento più duro della necessità. Questa malattia, intesa in senso generale, ha risvolti incredibili che ancora devono essere compresi in tutti i loro effetti. Dovrà trascorrere altro tempo per un quadro scientifico più chiaro, certo è che le conseguenze sono tremende, devastanti e in alcuni casi si prolungano fin dopo la guarigione".

Ma se ogni cosa umana nello scacchiere dell’esistenza ha un significato preciso, cosa vuol ‘dirci’ un morbo come questo in una fase storica di grande incertezza sociale e spirituale?

"Ci racconta che abbiamo davvero superato quel limite di onnipotenza che credevamo di aver raggiunto. Invece intorno a noi l’ecosistema è fragile e, come si vede, anche noi lo siamo. È un messaggio che abbiamo il dovere di cogliere tutti insieme, senza divisioni o frammentazioni che adesso non hanno motivo di esistere".

Cardinale, i morti da Covid creano lutti nelle famiglie e sconvolgono la collettività. Abbiamo i nervi a fior di pelle, si polemizza su tutto e le restrizioni ci rendono la vita sempre più difficile…

"Guardi, questo è un momento proprio difficile, uno di quei passaggi epocali che possono indirizzare al meglio o al peggio il mondo. Non abbiamo più riferimenti certi al passato e alcuni li abbiamo voluti dissipare, intanto nel presente navighiamo a vista, senza un faro. Questa malattia sembra insinuarsi perfino nei nostri dubbi, nell’incerta attualità che abbiamo difficoltà a leggere correttamente. Ecco perché dobbiamo farci sostenere dalla fede, ora più che mai: essa può darci quella visione in avanti che di fronte al dolore e alle sofferenze non riusciamo a scorgere".

Lei parla dunque di un uomo attuale senza prospettiva…

"Parlo di un uomo che ha bisogno di ritrovare quello sguardo verso il dopo. Gli strumenti ci sono ma noi siamo chiamati a saperli cogliere e ad affidarci ad essi. Questo virus va affrontato anche con la solidarietà, con l’altruismo disinteressato, con il gesto buono dell’uomo a favore di ogni altro essere vivente. Siamo messi tutti alla prova, malati e non. Dobbiamo modificare certi comportamenti, abitudini che ci hanno portato a questo punto. La prospettiva si ritrova nei fatti, nei gesti, nelle scelte. E allora è giunto il momento di fare la cosa giusta".