Barbablù seriale "Aveva una rete di complici"

L’inchiesta si allarga, caccia a chi l’ha aiutato per anni. Abusi su almeno 10 ragazze. Lui non risponde al gip

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di Anna Giorgi

È rimasto in silenzio davanti al gip Chiara Valori e si è avvalso della facoltà di non rispondere, su consiglio del suo avvocato Rocco Romellano, l’imprenditore farmaceutico Antonio Di Fazio, 50 anni, in carcere da venerdì per aver violentato, nel suo appartamento di lusso, vista parco Sempione, una studentessa di 21 anni, dopo averla avvelenata con dosi massicce di benzodiazepine per poi fotografarla nelle parti intime. L’interrogatorio di garanzia era nell’ufficio del gip, alla presenza del pm Alessia Menegazzo e del giudice che ha firmato l’ordinanza d’arresto per violenza sessuale, sequestro di persona e lesioni. Ieri è emerso che si sta indagando su una presunta ’rete’ di complici che potrebbero aver aiutato l’imprenditore a contattare le ragazze. Già più di una decina di giovani avrebbero parlato con gli investigatori e dal suo ’archivio fotografico’ emerge che presunti abusi risalirebbero a diversi anni fa.

Ma torniamo a Di Fazio che era collegato da San Vittore. "È molto confuso e molto provato dalle accuse. Sa che si sta parlando di lui e questo non gli fa piacere", ha detto il suo legale. E ancora sull’arresto e sulla possibilità di chiedere una eventuale perizia psichiatrica: "L’ho sempre conosciuto come una persona regolare, cordiale, onesta e tranquilla. Lui stesso è sorpreso". Sulla doppia vita del manager Antonello o Antonio, il primo spregiudicato che amava il lusso, il secondo che postava sui social le immagini di se stesso che accudiva l’anziana madre, l’avvocato dice: "Non posso sapere se avesse veramente una doppia vita, non è mai trapelato nulla a riguardo e non è determinante. Le accuse nei suoi confronti, per ora, riguardano una sola presunta violenza, il resto sono sospetti, aspettiamo di leggere il fascicolo".

Nell’ordinanza che ha disposto l’arresto, le intercettazioni telefoniche dello stesso Di Fazio raccontano un uomo talmente sicuro di restare impunito che, parlando con la sua cartomante, diceva: "Non ci sono i segni dello stupro. Come lo dimostra sta t...e poi io l’ho lasciata sotto casa sua alle 10 e questa denuncia di essere stata stuprata il giorno dopo?". Dimenticando forse, che non solo è legittimo denunciare dopo, ma la vittima era sotto l’effetto della droga. Intanto ieri, poco dopo le 12, si sono presentate le prime tre ragazze nell’ufficio dell’aggiunto Letizia Mannella per essere sentite come testimoni e formalizzare la loro denuncia. Giovanissime, belle ed entrambe studentesse.

Le ragazze-vittime avrebbero confermato il modus operandi: quel "caffè senza impegno", la promessa di uno "stage di alto livello". Sicuro e arrogante, si presentava a prendere le studentesse con l’autista per portarle a visitare gli uffici della azienda in cui avrebbero fatto lo stage, rigorosamente il giorno di chiusura, quando, insomma, gli uffici erano vuoti.