Barbablù seriale, altre due vittime di abusi

Si allarga l’inchiesta della procura: salgono a sei le ragazze che hanno denunciato l’imprenditore farmaceutico Di Fazio ora in cella

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di Mario Consani

La lista di Barbablù si allunga. Altre due ragazze si sono presentate in Procura per denunciare di essere tra le vittime di Antonio Di Fazio, il 50enne imprenditore farmaceutico in carcere da una settimana con l’accusa (per ora) di aver narcotizzato e violentato una 21enne attirata nella trappola di un offerta di lavoro.

Non sono trapelati particolari sui racconti delle due giovani rimaste fino a sera nelle stanze del pm Alessia Menegazzo e del procuratore aggiunto Letizia Mannella che coordinano le indagini dei carabinieri. Ma è probabile che i loro racconti non si discostino troppo da quelli di altre tre “prede“ del manager, per lo più studentesse universitarie fuori sede, che già nei giorni scorsi, dopo aver saputo dell’arresto del loro aguzzino avevano trovato il coraggio di presentarsi davanti ai magistrati per riempire pagine di verbali con dettagli allucinanti. Con le nuove denunce le vittime di Di Fazio salirebbero a sei. "Sono stata sequestrata per quattro settimane" ha raccontato una di loro, spiegando di essere stata costretta più volte al trattamento dei tranquillanti di aver vissuto quei giorni totalmente soggiogata da quell’uomo e dalle sue minacce.

Un’altra giovane sarebbe rimasta in balia di Di Fazio solo qualche giorno, mentre una terza ha spiegato di essere riuscita a sottrarsi appena in tempo, ma di aver preferito non denunciare perché troppo spaventata. In tutti i verbali, comunque, la descrizione del “metodo“ Barbablù, come l’ha definito il gip Chara Valori che ha disposto la custodia cautelare dell’uomo: l’invito in azienda o nell’appartamento in centro città, l’offerta di uno stage formativo e le gocce di sonnifero nelle bevande. Poi gli abusi e le fotografie scattate alla preda ormai vinta. Il sospetto degli inquirenti è che ci siano anche dei complici che aiutavano il manager a selezionare le ragazze da sottoporre al trattamento. Si cercano pure riscontri alle parole di chi lo conosce bene e naturalmente anche dei suoi familiari. Il ruolo della sorella, in primis, medico oncologo presso una clinica di San Marino. Era lei a scrivere le ricette delle benzodiazepine, poi utilizzate dal fratello per stordire le vittime e renderle inermi. Sentita dagli inquirenti, la donna ha continuato a difendere il fratello, il quale aveva pure denunciato una presunta estorsione da 500 mila euro, mai avvenuta, da parte della 21enne che l’ha denunciato per prima.