Bando alla musica, assassinato l’artista folk

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I talebani mettono al bando la musica così come le voci femminili, che nel Kandahar sono state vietate da radio e tv. Ieri oltre ai divieti, i talebani hanno ricorso alla violenza per fermare le melodie considerate impure. E così, l’anziano contadino e musicista folk Fawad Andarabi (nella foto), famoso per suonare la musica tradizionale della gente che come lui abita i monti e le valli dell’Hindukush, ha pagato con la vita: prelevato a forza dalla sua casa nella Andarabi Valley, un centinaio di chilometri a nord di Kabul, è stato ucciso davanti alla sua famiglia in una feroce esecuzione, secondo quanto denunciato dal figlio del cantante, Fawad. La notizia è giunta ai media per bocca dell’ex ministro dell’Interno del governo di Ashraf Ghani, Masoud Andarabi, proveniente dalla stessa zona del musicista assassinato. Fawad Andarabi compare in un video circolato sui social seduto su un tappeto all’aperto con in testa il pakol, il copricapo tradizionale del nord, mentre canta e suona il ghichak, un liuto ad archetto, accompagnato da altri musicisti. "Non c’è posto al mondo come il mio Paese, una nazione fiera", "la nostra bella valle, patria dei nostri antenati", cantava, secondo il figlio.

La provincia di Baghlan è stata una delle più difficili da sottomettere per i talebani, e non a caso confina con la Valle del Panshir, che tuttora resiste al controllo degli studenti del Corano. Ma ai talebani, malgrado la fierezza tribale, il vecchio cantore non dispiaceva poi così tanto, se è vero che sono andati a trovarlo in casa qualche tempo prima, conversando e bevendo tè con lui dopo aver perquisito la casa. Poi, dice il figlio Jawad, venerdì qualcosa è cambiato: "Era innocente, solo un musicista che dava gioia alla gente. Ma gli hanno sparato alla testa nella sua fattoria".

Il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid ha annunciato che sarà fatta un’indagine sull’episodio, facendo intuire che l’ordine di ucciderlo potrebbe essere un’iniziativa presa da qualche militante locale, non una direttiva dall’alto. Come sarebbe avvenuto anche nel controverso episodio del comico Nazar Mohammad, detto ‘Khasha’, prelevato dai combattenti talebani alla fine dello scorso luglio dalla sua abitazione di Kandahar e che appare in un video che ha fatto il giro del mondo mentre viene preso a schiaffi sul sedile posteriore di un’auto, forse per mettere fine alle battute irriverenti che continuava a indirizzare ai suoi carcerieri.