Venerdì 19 Aprile 2024

Badge con le impronte? Multata una ditta

La Cassazione: serve l'ok del garante della Privacy

Un dipendente mentre timbra il cartellino (Foto d'archivio)

Un dipendente mentre timbra il cartellino (Foto d'archivio)

Roma, 16 ottobre 2018 - Confermata, dalla Cassazione, la multa di 66mila euro per violazione delle norme sulla privacy a carico di una società di Catania - la Dusty che opera nel settore della raccolta dei rifiuti - "colpevole" di non aver chiesto al Garante della riservatezza l’autorizzazione alla raccolta delle impronte della mano per rilevare, tramite un badge, le presenze dei dipendenti.

Con il verdetto 25686 depositato ieri, la Suprema Corte ha accolto il ricorso del Garante contro il Tribunale di Catania che nel 2015 aveva ritenuto che la ‘Dusty’ non avesse violato le norme a tutela della riservatezza poiché non era stato effettuato alcun trattamento dei dati, non essendoci una banca dati. L’attenzione della Suprema Corte si è concentrata sul fatto che il sistema di rilevamento usato dalla ‘Dusty’, "attraverso la conservazione dell’algoritmo, è in grado di risalire al lavoratore, al quale appartiene il dato biometrico, e quindi indirettamente lo identifica, in attuazione dello scopo dichiarato e in sé legittimo di controllarne la presenza".

Per la Cassazione, quindi, "il sistema adottato" dalla società catanese "comporta trattamento di dati biometrici, come tale assoggettato innanzitutto" alla "preventiva notificazione al Garante".