Venerdì 19 Aprile 2024

Baby influencer, in arrivo più tutele Età e profitti controllati sui social

Le nuove regole sono state proposte alla ministra Cartabia. L’ipotesi di un’autocertificazione da enti terzi

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di Giulia Prosperetti

"Individuare misure tecnico-legislative che mirino a tutelare i diritti dei minorenni nell’uso dei social network, dei servizi online e dei prodotti digitali connessi alla Rete". Insediato con questo obiettivo lo scorso settembre, su iniziativa della sottosegretaria alla Giustizia Anna Macina, si conclude oggi il lavoro del ‘Tavolo tecnico sulla tutela dei diritti dei minori nel contesto dei social network, dei servizi e dei prodotti digitali in rete’, di cui fanno parte il Ministero della giustizia, l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, il Garante per la protezione dei dati personali e l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom). Nella relazione che verrà consegnata alla ministra Marta Cartabia diverse proposte per regolamentare il ‘far west’ di immagini e video di minori pubblicate quotidianamente online ma anche per racchiudere in un recinto normativo il dilagante fenomeno dei ‘baby influencer’.

In questi mesi il Tavolo ha fatto innanzitutto un lavoro di monitoraggio. "Abbiamo audito esperti, professori universitari, associazioni come Telefono Azzurro e Save the Children, la Polizia postale. Dai numeri che abbiamo raccolto – fanno sapere componenti del Tavolo – emerge che in questi due anni di pandemia digitale sono aumentate le ore di connessione, si è abbassata tantissimo l’età di accesso dei bambini alla rete, sono aumentati i reati online. L’allarme lanciato da più fronti è che le famiglie sono completamente assenti. Al ministero abbiamo ricevuto anche i referenti delle principali piattaforme Facebook e Instagram, Google per You Tube, e TikTok. Il lavoro va fatto con loro, hanno mostrato spirito collaborativo".

Tre le principali proposte messe nero su bianco. Si parte dalla ‘age verification’. "Per legge in Italia i minori di 14 anni non possono utilizzare i social, possono farlo a 13 solo in presenza di controllo parentale. Ma l’esperienza ci dice – spiegano fonti del Tavolo – che i bambini già a 7-8 anni utilizzano i social senza la supervisione dei genitori. La verifica deve, dunque, andare oltre l’autocertificazione che c’è oggi. Noi proponiamo una certificazione fornita da terzi. Dal momento che per problemi di privacy non è possibile che la verifica del documento venga fatta dal gestore della piattaforma social, vogliamo che questa venga affidata a un ente terzo probabilmente pubblico".

Riguardo al fenomeno dei ‘baby influencer’ l’Italia guarda alla Francia che ha recentemente approvato una legge sul tema. "Abbiamo fatto fare un’analisi dall’ufficio legislativo per valutarne la compatibilità con il sistema italiano e in buona parte – assicurano dal Tavolo – si può assumere. Proponiamo quindi di recepire questa legge". Nella versione italiana la proposta prevede che l’autorità giudiziaria – come stabilisce il diritto di famiglia per altre questioni legate ai minori – verifichi i profitti realizzati dai minori con la loro attività di promozione online. Una sorta di disincentivo per i genitori che sanno che non potranno liberamente spendere i soldi guadagnati attraverso l’attività in rete dei bambini.

Allo studio anche un’estensione della tutela prevista dal diritto all’oblio. Un minore – secondo la proposta contenuta nella relazione – potrà anche prima dei 18 anni, a partire dai 12 anni ovvero da quando in Italia viene riconosciuta al minore la capacità di discernimento, autonomamente chiedere che i contenuti che lo riguardano vengano rimossi dal web.

L’idea è quella di far proseguire il lavoro del Tavolo attraverso la costituzione di un’unità di coordinamento agile, in grado di riunirsi tempo reale, di cui fanno parte le tre authority. Tali proposte si potranno concretizzare in atti amministrativi delle tre authority o essere inserite in emendamenti ai prossimi provvedimenti di Giustizia che arrivano in Consiglio dei ministri.