Martedì 16 Aprile 2024

Azzurri figli di un calcio malato Debiti, miopia e poco coraggio

Con l’ossessione dei bilanci, i club puntano su stranieri a parametro zero e lo spazio per gli italiani cala. Il ct dell’Under 21 costretto a cercare i giocatori in serie C, perché in A e in B i giovani giocano poco

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di Corrado

Piffanelli

In vent’anni, dal trionfo 2006 all’edizione 2026, l’Italia avrà giocato la miseria di sei partite al Mondiale: due volte eliminata al primo turno, due volte nemmeno qualificata. Basta questo per capire che il calcio italiano è malato e che la parentesi degli Europei è stata una magia irripetibile ed estemporanea. Il nostro calcio è malato e lo sa da tempo. Il trionfo di Wembley ha solo mascherato una crisi che è a tutti i livelli. In Italia, al contrario di quanto avviene in tutto il mondo, non si riescono a costruire stadi nuovi: i pochi restano un’eccezione, città come Milano e Roma sono imprigionate in impianti antistorici, anti-economici, anti-estetici.

I club sono indebitati all’estremo ed evitano il crac ogni anno con spericolate operazioni finanziarie: nel 2020-2021 il rosso è stato di 1,4 miliardi di euro, le cronache di tutti i giorni riportano i tentativi disperati di maquillage nei bilanci per rientrare nelle norme. I club cercano la plusvalenza più che il giovane talento, il contratto a parametro zero più che il regista di qualità: chiudere il bilancio è l’ossessione alla quale si piega ogni scelta, se poi in squadra nessuno sa insegnare nulla è uguale.

In serie A i calciatori eleggibili per la nazionale giocano il 33% delle partite: gli stranieri sono aumentati del 20% negli ultimi due anni, grazie anche al Decreto Crescita che ha favorito l’importazione di giocatori dalla carriera e dal valore difficilmente certificabile. Mancini, col suo intuito, ha fatto debuttare in Nazionale Zaniolo che il suo club nemmeno aveva fatto giocare in serie A. Non c’è quindi da stupirsi che il ct dell’Under 21, Paolo Nicolato, abbia detto di andare a cercare i giocatori in serie B o C, perché in serie A non gioca quasi nessuno. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: Lukaku, che ha fatto 24 gol in A, in Premier è a quota 6. Abraham, che ha fatto il percorso inverso, è passato da 6 a 15 gol, e manca un quarto di campionato. Il bilancio delle Coppe è drammatico: la Juventus eliminata dalla settima squadra del campionato spagnolo.

Le nostre squadre giocano un calcio vecchio e noioso, senza appeal televisivo: i club non hanno coraggio di puntare su allenatori "senza nome". Così il campionato è poco allenante e la riprova è che la Champions di quest’anno ha perso subito due squadre su quattro e le altre (che avevano avuto un girone facile facile) sono uscite subito dopo. Addirittura suicida la rottura tra Lega e Figc: per i club la Nazionale è vissuta come un "fastidio" come ha detto il presidente Figc Gravina, e difatti le hanno negato i giorni in più di ritiro per non spostare l’ultima giornata di campionato. Nonostante le italiane siano già quasi tutte fuori dalla coppe.

Dopo l’eliminazione con la Corea, l’Italia chiuse le frontiere. Dopo il flop nei mondiali 2018 la Germania varò un piano a tappeto di rilancio dei settori giovanili. Dopo l’Heysel, l’Inghilterra decise una serie di misure durissime e impopolari: il boom del calcio inglese viene da quella scelta, che ha favorito la costruzione di stadi sicuri e redditizi. Dopo il ko con la Macedonia in Italia si discute se i senatori debbano o meno giocare la partita inutile di martedì contro la Turchia: ai prossimi mondiali possiamo sempre sperare di arrivarci nel 2026. Con un colpo di fortuna.