Per approfondire:
La Cina ha appena divulgato una nota per rafforzare il coordinamento strategico con la Russia nel nome di un "futuro condiviso per l’umanità". Romano Prodi la legge e, mentre si accomoda sulla poltrona di pelle nello studio della sua Fondazione in centro a Bologna, davanti alle bandiere italiana ed europea, sorride: "Lo immaginavo, i cinesi restano “finestristi“". Professore, perché sorride? "Con questo messaggio la Cina ha ripetuto che non abbandona Mosca ma non c’è nessun atto concreto di appoggio e tantomeno militare". Se la guerra travalicasse i confini ucraini il mondo delle democrazie liberali reggerebbe? "Temo un’ulteriore divisione tra Paesi legati all’Occidente e Paesi in via di crescita. La risoluzione dell’Onu contro la Russia è stata appoggiata dalla maggioranza degli Stati, ma non dobbiamo mai dimenticare che nei Paesi che si sono astenuti, o hanno votato a favore della Russia, vive la maggioranza della popolazione mondiale. Il rischio di creare un “proletari di tutto il mondo unitevi“ c’è". E a quel punto? "Ah – allarga le braccia – a quel punto nessuno può dire dove si arriverà". L’Europa ha dato prova di compattezza ma ora sulle sanzioni più dure sembra in stallo, anche per il veto di Berlino. Bruxelles deve fare di più? "La Ue ha dato prova di un’unità che pensavo complicata da raggiungere, ma questa unità va ora consolidata giorno per giorno. Io mi sono sempre opposto al North stream per evitare il taglio delle forniture di gas attraverso Kiev. Nel 2015 proposi addirittura un consorzio paritetico tra Europa, Russia e Ucraina in modo da garantire il regolare flusso del gas, così da evitare le tensioni crescenti, ma non ci fu nulla da fare". Per il no tedesco? "Sì, ma anche per il no di Mosca. Le posizioni tedesche mi lasciavano perplesso perché favorivano la Germania emarginando ancora ...
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