Green pass, svolta rinviata a dicembre. Ora si pensa alle micro zone rosse

Si prevedono 30mila contagi al giorno a fine dicembre. Slitta il giro di vite, per ora l'unica arma è il vaccino

Il ministro Roberto Speranza, 42 anni, e. Franco Locatelli, 61

Il ministro Roberto Speranza, 42 anni, e. Franco Locatelli, 61

Niente nuove misure tranne l’obbligo della terza dose vaccinale per i sanitari. Per il Covid si farà un “tagliando“ a inizio dicembre, non prima. Palazzo Chigi e ministero della Sanità smentiscono che sia imminente una modifica del Green pass (escludendo i tamponi o mantenendo solo quelli molecolari sono le due ipotesi più gettonate) o delle regole secondo le quali si passa in zona gialla arancione o rossa.

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"Il governo aspetta dicembre, quando si farà una valutazione sui numeri – si osserva in ambienti governativi – e se del caso introdurrà correttivi. Ma fino ad allora la strada è quella di spingere sulle terze dosi e cercare di recuperare 2-3 punti percentuali di non vaccinati e arrivare al sospirato 90% di over 12. Un obiettivo possibile anche se non facile". Per incentivare ancora di più le vaccinazioni il Commissario straordinario Figliuolo, che ha già premuto con lettere e telefonate per sollecitare uno sforzo aggiuntivo, si raccorderà con le Regioni e ad inizio dicembre, se ve ne sarà la necessità, si apriranno anche alcuni dei grandi hub chiusi.

La strategia è seguire prontamente l’evoluzione dell’epidemia, ma rischia di non essere adeguata perché secondo le stime del fisico Giorgio Sestili la curva dell’epidemia di Covid-19 in Italia sta salendo rapidamente, "con un tempo di raddoppio che si è ridotto da 20 a 14 giorni circa e per Natale potrebbe portare ad un numero di casi compreso fra 25 e 30mila". All’Iss valutazioni riservate che non vengono fatte circolare che tra gli addetti ai lavori si attendono di raggiungere quota diecimila a fine novembre e poi prevedono di raddoppiare entro fine dicembre. Già sarebbe molto e forse richiederebbe aggiustamenti. Ma per adesso la linea del governo è quella applicare le regole attuali sul passaggio da zona bianca a gialla: qualora si superino i 50 casi ogni 100 mila abitanti e si superino entrambi i parametri di occupazione delle aree mediche (15%) e delle terapie intensive (10%).

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Al ministero della Salute si sottolinea anche che le Regioni – utilizzando una prerogativa che hanno ampiamente utilizzato dall’inizio dell’epidemia – hanno piena facoltà "e anzi sono incoraggiate" a firmare ordinanze per “congelare“ con zone rosse (come a suo tempo quella di Medicina, in Emilia) i focolai. "Le micro zone rosse, se attuate prontamente – si osserva – possono essere molto efficaci e per deciderle non serve nessuna modifica normativa". Si cercherà nel frattempo anche di potenziare il tracciamento e l’evoluzione delle varianti (preoccupa la delta +).

Tra le misure che potrebbero essere decise a dicembre, se davvero i casi supereranno i 20 mila e soprattutto se ci sarà un impatto forte sugli ospedali, c’è non solo quella di rivedere il Green pass o le regole per il passaggio tra zone anche le percentuali di affollamento di stadi e impianti sportivi, oltre che degli spettacoli in generale. "Ma allo stato – osservano alla Salute – è un processo alle intenzioni. Faremo quel che è necessario fare, ma lo faremo basandoci sui dati e dopo avere avuto il parere del Cts e dell’Iss".

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