Giovedì 17 Luglio 2025
RITA BARTOLOMEI
Cronaca

Autovelox, solo quelli censiti possono funzionare. Salvini mette all’angolo i sindaci (inadempienti)

Lo stabilisce un emendamento della Lega al decreto Infrastrutture. Da oggi entrano in vigore le nuove regole fissate dal ministero nel 2024. Benigni (Anvu): “Serve più trasparenza, anche nella rendicontazione degli incassi”

Da oggi 12 giugno in vigore le regole del decreto Salvini 2024

Da oggi 12 giugno in vigore le regole del decreto Salvini 2024

Roma, 12 giugno 2025 – Gli autovelox non censiti “non potranno entrare in funzione”. Lo stabilisce un emendamento della Lega al decreto Infrastrutture. Il messaggio del ministro Matteo Salvini ai sindaci è chiaro (da anni): gli occhi elettronici non possono servire a fare cassa. Il responsabile dei Trasporti vuole censire i velox di tutta Italia. Ha chiesto i dati alle amministrazioni, ma in molti hanno fatto orecchie da mercante. Mentre proprio oggi sono entrate in vigore le nuove regole stabilite dal decreto dell'aprile 2024, quello che vuole distinguere: sì alla sicurezza stradale, no alle macchinette che fanno solo cassa.

Autovelox e multe, 4 cose da sapere
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Quanti sono gli autovelox in Italia?

Nessuno, rimarca Roberto Benigni, vicepresidente Anvu – l’associazione professionale polizia locale d’Italia – sa quanti siano davvero nel nostro Paese gli impianti che sorvegliano la velocità. Una stima mai confermata ne dava più di 11mila, “ma altri sono stati installati”. Quindi siamo daccapo.

Serve più trasparenza

“Il 25% di amministratori – ricorda Benigni – non ha risposto a Salvini che chiedeva un censimento. Per questo nel decreto Infrastrutture in discussione alla Camera, la Lega ha presentato un emendamento che si può sintetizzare così: se l'autovelox non è segnalato, non può entrare in funzione”. Naturalmente, chiosa Benigni, “perché questa regola sia operativa si dovrà aspettare l'entrata in vigore del decreto, cosa che dipende dal Parlamento”. Ma il segnale politico è chiarissimo. Su questo strumento, indicato come garante della sicurezza stradale, pesano anni di pronunciamenti e sentenze – Corte Costituzionale prima, Cassazione poi - che lo considerano illegittimo per l’ormai nota questione omologazione-approvazione.

Nell'analisi di Benigni la mancata risposta degli amministratori a Roma può dipendere da due fattori, “non aver dato peso alla richiesta del ministero e non voler svelare davvero dove sono e quanti sono i velox. Cosa cambia per il cittadino multato? Ci dovrà essere una maggiore trasparenza”.

La rendicontazione sulle multe “un po’ vaga”

Quella che spesso continua a mancare ad esempio nella rendicontazione degli incassi da multe, riconosce Benigni. “Oggi quasi tutti i Comuni adempiono a quell'obbligo – sottolinea –. Anche perché, se non lo fanno, non possono ricevere i contributi ministeriali. E poi una quota parte delle sanzioni deve essere versata all'ente proprietario della strada. Quello che invece lascia a desiderare è la rendicontazione sull'utilizzo dei proventi. Ci sono spesso giustificazione un po’ sommarie, non si entra mai bene nei dettagli”.