La rivolta dei medici: no all'autonomia delle regioni

Campagna choc con una malata di cancro. "Dopo la riforma avremo malati di serie B"

La campagna contro l'autonomia delle regioni (Ansa)

La campagna contro l'autonomia delle regioni (Ansa)

Roma, 19 febbraio 2019 - Un cazzotto allo stomaco. Un’immagine volutamente choc. La fotografia di una donna in trattamento chemioterapico avvolta in una bandiera tricolore e accompagnata da una richiesta di aiuto: "Italia non abbandonarci. Vogliamo una sanità uguale per tutti. La salute è un diritto di tutti". Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri e presidente dell’Ordine dei medici di Bari, ha voluto questa campagna per mettere in guardia dai pericoli del regionalismo differenziato, con manifesti che saranno affissi da oggi a Bari e da marzo nelle altre città d’Italia. 

L’iniziativa, spiega Anelli, "esprime la preoccupazione dei professionisti della salute di fronte a una riforma poco trasparente e i timori che possa minare il principio di solidarietà e il Ssn nel suo complesso". Prima dell’ordine dei medici erano intervenuti con toni preoccupati anche l’associazione Anaoo Assomed ("è il requiem della sanità pubblica") e il sindacato CoAs medici dirigenti.  Ma la Lega respinge i dubbi e preme sul M5S che tace ma sembra molto meno convinto, in particolare dell’inemendabilità da parte del Parlamento delle intese con le Regioni. "Dai 5 Stelle – incalza la ministra Erika Stefani – mi aspetto coerenza. I cittadini di Serie A e di Serie B si sono creati con le inefficienze dell’amministrazione e della politica. Questa non è una secessione dei ricchi. Vengono sempre salvaguardate le posizioni di tutte le regioni". 

In pressing anche il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, per il quale l’autonomia "fa parte del programma di governo e dev’essere fatta e fatta bene. Le autonomie differenziate non creeranno un maggior divario tra Nord e Sud del Paese. Semmai è il centralismo, per come è stato interpretato sinora, ad aver ampliato la frattura". 

La pensano così anche molti presidenti di regione, anche non di maggioranza. "Una maggior flessibilità amministrativa e organizzativa – ha osservato il governatore del Piemonte Sergio Chiamparino (Pd) – non porterebbe alla rottura dell’unità e dell’indivisibilità dello Stato: è un modo per rendere lo Stato più funzionale e semplice su alcune materie".  Altri negano fermamente la bontà di una riforma del genere. "La divisione in tanti statarelli – osserva il presidente della Toscana Enrico Rossi (Pd) – può solo fare male all’Italia. Una richiesta di autonomia che riguarda ben 23 materie è di fatto la creazione di tanti piccoli stati".