Autodromo, indagati due dirigenti del Comune

Verso il processo anche il progettista della ‘Vintage’

Auto in corsa all’autodromo della discordia

Auto in corsa all’autodromo della discordia

Modena, 20 gennaio 2015 - Scagionato l’ex sindaco Giorgio Pighi e caduta l’accusa di abuso d’ufficio, l’inchiesta relativa al disboscamento per fare posto alla pista di Marzaglia non si spegne. Dopo che due diversi Gip hanno respinto la richiesta di archiviazione (inizialmente dell’ex procuratore capo Vito Zincani e poi del pm Claudia Natalini), prima ordinando l’imputazione coatta di Pighi e poi facendo cadere l’accusa nei confronti dell’ex primo cittadino, il magistrato inquirente ha individuato tre nuovi profili di responsabilità. Sul registro degli indagati sono ora iscritti - per l’abuso edilizio che potrebbe concretizzarsi in lottizzazione abusiva dell’intera area - due dirigenti dell’ufficio Pianificazione territoriale e il progettista della Vintage che ha progettato la pista della discordia.

Il giudice - decretando che il reato non è prescritto poichè fino a poco tempo fa sono stati eseguiti lavori all’autodromo - ha chiesto al pm il ricalcolo delle quote a uso verde pubblico che potrebbero non essere state rispettate.

Per il Comune il totale del verde pubblico è pari a 595.117 metri quadrati (cioè il 55,17% sul 50% richiesto), di cui il 43,7% (sul 30% richiesto) è destinato a verde a uso pubblico. L’idea del Gip è che, invece, le due previsioni (50% di verde pubblico e 30% di verde a uso pubblico) vadano sommate arrivando a pretendere l’80% del terreno a verde. E’ su questo che si giocherà un altro processo che appare inevitabile. L’inchiesta è in dirittura d’arrivo e come per i chioschi il pm Natalini - salvo colpi di scena - chiederà il processo per i tre indagati, cioè i due dirigenti (secondo indiscrezioni gli stessi nei guai per i chioschi) e il progettista della Vintage. Anche in questo caso si porcederà con citazione diretta a giudizio.

Anche questa indagine è stata aperta su esposto di Italia Nostra e Comitato per il bosco di Marzaglia. Chiarito l’aspetto relativo alla delibera consiliare con cui si diede il permesso a costruire sui terreni agricoli di Marzaglia (archiviato il delitto di abuso d’ufficio commesso nel 2009); rimane in piedi il problema relativo alla lottizzazione abusiva, perché l’autodromo è sorto in una zona vincolata all’80% a verde pubblico (da qui l’ipotesi di abuso edilizio).

Il Comune, nel 2002, convertì il piano regolatore in Psc (piano strutturale comunale), un passaggio in cui non dovevano essere apportate ‘modifiche sostanziali’. Secondo il vecchio piano l’area di Marzaglia era destinata a verde pubblico o a uso pubblico mentre con la costruzione dell’autodromo ha perso questa prerogativa. E’ questo il nodo dell’inchiesta: il passaggio è legale? Per gli ambientalisti si tratta di una trasformazione di destinazione d’uso importante, il cui peso può misurarsi in 85 ettari: a tanto ammonta l’area di verde scomparsa per fare posto alla pista. Ora spetta alla Procura chiarire se sono stati commessi abusi edilizi, ed eventualmente da chi.

Intanto, rimane aperta sul tavolo del pm Maria Angela Sighicelli la ‘coda’ di questa inchiesta: è la parte relativa alla lunghezza della pista. Per gli ambientalisti infatti la striscia d’asfalto fu allungata rispetto agli accordi originari di circa 200 metri.