Mercoledì 24 Aprile 2024

Auto nel fiume, lei muore. Arrestato il compagno

"Mi sono salvato nuotando per ore fino a riva". La procura non ha dubbi: un finto incidente. E lui adesso è accusato di omicidio

Romina Vento aveva 44 anni

Romina Vento aveva 44 anni

Fara Gera d'Adda (Bergamo) - A sentire la narrazione dei vicini, Romina e Carlo erano molto legati. Abitavano in una palazzina di via Udine, al civico 210, a Fara Gera d’Adda, nella Bassa Bergamasca, a pochi chilometri da Treviglio. Una coppia affiatata, anche senza essere sposati, che si prendeva cura dei due figli di 10 e 15 anni. Lui li portava sempre a nuotare, anche nel fiume Adda, a due passi da casa. Non frequentavano il paese. Ma sottotraccia, quell’apparenza di famiglia felice nascondeva un malessere latente. Sembra, infatti, che Romina avesse deciso di lasciare Carlo. Insomma, la coppia stava attraversando un periodo di crisi. Si era infilata in tunnel. Lui era geloso. Martedì sera i due forse hanno discusso, come altre volte. L’argomento: la separazione. Poi cosa è successo lo dovrà raccontare davanti al giudice lui, Carlo Fumagalli, 49 anni, di Vaprio d’Adda, arrestato per omicidio volontario aggravato: è ritenuto responsabile di aver provocato la morte per annegamento della compagna Romina Vento, 44 anni, pure di Vaprio d’Adda.

Ieri nel tardo pomeriggio Fumagalli, assistito dall’avvocato Fabrizio Manzari, è stato sentito dal pm Carmen Santoro. L’indagato si è limitato a dire che da qualche tempo era in cura psichiatrica. Prendeva delle medicine che nelle ultime settimane aveva smesso di assumere. Nelle prossime ore verrà sentito anche dal gip per la convalida. Ciò che all’inizio poteva sembrare una disgrazia, l’auto che finisce in acqua, in realtà era un femminicidio. I carabinieri hanno accertato che i due poco prima erano sulla Renault Megane bianca. Lei aveva finito il turno al pastificio Annoni, di Fara Gera d’Adda, dove lavorava come operaia. Anche lui faceva l’operaio, alla Visconti di Modrone, ditta specializzata nei velluti.

Sono le 21.30. Siamo in via Angelo Ranghetti, dove si trova un ampio parcheggio vicino alla sponda dell’Adda. È stato un attimo. Alcuni testimoni, giovani che si erano ritrovati per trascorrere la serata hanno visto la Renault Megane che a velocità sostenuta passava nel varco tra due tratti di guardrail della strada che costeggia il fiume e finire a piombo nel fiume, come un sasso lanciato in acqua. La vettura si è inabissata quasi completamente. Sempre i testimoni hanno raccontato di aver sentito una voce femminile, che chiedeva aiuto, mentre la corrente la stava trascinando via. E successivamente, accese le torce dei cellulari, hanno avvistato un uomo, il compagno, che, nuotando ha raggiunto la lingua di terra che si trova in mezzo al fiume per poi scompariva tra la folta vegetazione presente.

Allertati i soccorsi, sul posto sono giunti i carabinieri della compagnia di Treviglio e quelli del nucleo investigativo di Bergamo, che hanno subito avviato le ricerche dell’uomo ed eseguito il sopralluogo. I sommozzatori di Treviglio dopo circa un’ora di ricerche in acqua hanno trovato, lontano dal veicolo sommerso, il corpo della donna, che era riuscita a liberarsi (il fiume in questo periodo non è molto alto). La corrente l’aveva trascinata per oltre quaranta metri, fino alla diga. Una volta recuperata a riva, i sanitari del 118 hanno provato a rianimarla, ma alla fine si sono dovuti arrendere constatando il decesso. I due figli di 15 e 10 anni erano a casa: hanno appreso della tragedia vedendo sui social le foto dell’auto di famiglia nell’Adda. Intanto le ricerche dell’uomo, estese dai carabinieri anche sull’altra sponda dell’Adda, a distanza di circa tre ore dal fatto hanno permesso di rintracciarlo mentre vagava per strada nel territorio di Vaprio d’Adda e dove cercava di nascondersi tra le auto. Fermato è stato portato in caserma a Treviglio. Le indagini condotte per tutta la notte dai militari della sezione operativa di Treviglio hanno consentito di ricostruire gli eventi e di formulare l’ipotesi di omicidio volontario, per la quale l’uomo è stato portato in carcere.