Martedì 23 Aprile 2024

Auto elettrica, avanti tutta (con prudenza)

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Simone

Arminio

Di fronte a questo quadro, l’Unione Europea è corsa ai ripari con una prontezza che, fosse applicata in uno qualunque dei suoi storici settori di intervento, risolverebbe gran parte dei nostri problemi endemici. Ma il paradosso è che, una volta tanto, sarebbe invece servito più tempo. Non siamo pronti, inutile nasconderci, e in questo l’auto italiana avrà certo le sue colpe. Si è seduta a lungo sugli allori dei suoi rombi poetici, del mito della velocità, del suo sgasare denso di idrocarburi, e nel frattempo quel futuro che sembrava Godot ci è piombato addosso. I nostri gioiellini a quattro ruote ora si stanno muovendo in fretta, come d’altronde sanno fare. Ma del tempo è necessario, e spingere per far sì che ci venga concesso – come ha fatto ieri anche il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani –, non è mero protezionismo. Il fatto è che ci sono un’eccellenza e un saper fare epico, quasi artigianale, da difendere perché dal Drake in poi hanno reso universale il binomio tra il tricolore e i motori.

E poi dietro ai simboli, cosa ben più importante, ci sono fabbriche, ingegneri, operai e interi distretti che su ogni minuscolo componente hanno speso decenni in ricerca e qualità. C’è quindi il tema, niente affatto secondario, dei nuovi asset industriali e geopolitici che la virata verso l’auto elettrica porta con sé: chi produrrà le batterie per muovere quei silenziosissimi motori? Con quali materie prime e provenienti da dove? La fretta di una rivoluzione sperata per anni e poi arrivata in un minuto porta dunque con sé il rischio di un passaggio di monopolio in monopolio, e questo è inaccettabile.

L’ultimo tassello, infine, è quello più vicino alle nostre vite. È una rete di colonnine di ricarica che non copre che una minima parte del territorio e in modo del tutto disomogeneo, dalle 90mila stazioni olandesi alle 57 cipriote. L’Italia ne ha poco più di 23mila. Queste le condizioni di partenza che, senza il giusto tempo, rischiano di trasformare la transizione tanto attesa in un tragico trapasso.