di Elena G. Polidori Austria e Germania tremano. Nel cuore dell’Europa, a un passo dai confini nazionali, la pandemia sta rialzando drammaticamente la testa. In Olanda le proteste dei No vax finiscono con diversi feriti, attacchi alla polizia i conseguenti spari. Il cancelliere austriaco Alexander Schallenberg ha annunciato che l’Austria — primo Paese nell’Ue — imporrà l’obbligo di vaccinarsi contro il Covid a partire da febbraio. E da lunedì l’intero Paese sarà in lockdown per almeno 10 giorni e fino a 20. Si potrà uscire di casa solo per lavoro, motivi di necessità e per svolgere attività fisica. Incentivato lo smart working, mentre resteranno aperte le scuole, con obbligo di mascherina e possibilità di dad a richiesta. "Nonostante mesi di impegno – ha spiegato ieri – non siamo riusciti a convincere abbastanza gente a farsi vaccinare". "Ci sono troppe forze politiche che ci vanno contro", ha aggiunto, parlando di un "attentato al sistema sanitario. Non vogliamo una quinta ondata". Ieri è stato segnato un nuovo record di contagi, 15 mila. L’ultima stretta, entrata in vigore l’8 novembre, impedisce già di entrare quasi ovunque se non si rientra nella regola delle "2G", se non si è cioè genesen, guariti da non più di sei mesi, o geimpft, vaccinati. Anche la situazione in Germania è sempre più preoccupante. Lothar Wieler, capo del Robert Koch Institute (l’organizzazione responsabile per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive) ha parlato di un "grande focolaio nazionale". E il ministro della Salute, Jens Spahn: "Non possiamo escludere nessuna misura". I vari lander hanno deciso misure differenziate. L’ultima stretta in Baviera, dove sono stati cancellati i mercatini di Natale e ci sarà un lockdown nelle aree più a rischio (quelle con un’incidenza di oltre mille casi per 100mila abitanti), mentre il green pass si ottiene solo con la formula del ...
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