Aule fredde? Basta cambiare il calendario

Gabriele

Canè

Diciamo che l’emergenza potrebbe trasformarsi in un’occasione. In teoria. Nella pratica, la bufera energetica che sta per investire pure la scuola non è detto che porti a soluzioni virtuose. Innovative. La premessa è semplice: bisogna risparmiare il gas che costa una follia. La risposta è senza dubbio complessa, e come tutto quello che succede in questa enorme galassia, le decisioni ruotano attorno alla volontà, buona o cattiva, del personale. Di sicuro la ricetta più semplice è quella di ridurre la permanenza in aula: meno ci stai, meno consumi. Meno impari, anche: lo si è visto con la Dad e nei tragici risultati dei test Invalsi. Ma come impostare questa riduzione combinata con i meccanismi Covid appena varati? Il capo dei presidi ha subito proposto la Dad al sabato. Bocciato, per fortuna, da tutti i partiti. Più semplice sarebbe allungare di un’ora e chiudere un giorno. Ma alla fine risulterebbero giornate di 67 ore oggettivamente dure da sopportare e con ricadute collaterali difficili da gestire, come il trasporto pubblico. Un rimedio che troverà immediata applicazione è la riduzione, non certo l’azzeramento, della temperatura. Bene. Con il piumino addosso e le calze lunghe invece dei "fantasmini", le creature possono sopravvivere. Poi c’è il calendario scolastico. Il tabù assoluto. L’intoccabile. Ovunque in Europa sono già tornati a scuola, e quando ci andremo noi gli altri faranno le prime vacanze. Draghi accennò all’idea di prolungare di una settimana a giugno per compensare la Dad: oramai lo sbranavano. Invece la soluzioneoccasione può stare proprio qui: nel prendere questo assurdo calendario con tre mesi (!) di stop e spalmarlo in modo diverso, allungando le chiusure nei periodi freddi e prolungando l’apertura a caldaie spente. Certo, il momento elettorale non è l’ideale per le "rivoluzioni". Ma dopo il 25 settembre si può cominciare a ragionare. A cervelli e termosifoni freschi.