Attentati, golpe, processi sommari Così vengono deposti i tiranni

Gli occidentali si appellano ai russi affinché si liberino di Putin. Il cesaricidio è una via d’uscita che ricorre nella storia

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di Roberto

Giardina

"Putin è un dittatore", denuncia Joe Biden. Il presidente americano, eletto democraticamente. Il presidente russo, sarà stato eletto, ma ora esercita un potere assoluto, che annulla i diritti del suo popolo. E dall’Occidente giungono appelli ai russi per abbattere il tiranno che arriva a sfidare il mondo. In che modo? Con un complotto, o perfino uccidendolo? È una domanda che ci si pone dall’antichità, e ha avuto risposte diverse, dai politici, dai filosofi, da Platone a Kant, da Tomaso d’Aquino ai Pontefici del nostro tempo.

Per Jean Jacques Rousseau se un tiranno è crudele e ingiusto, il popolo ha il diritto di ribellarsi e eliminarlo. Mussolini giunse democraticamente al potere, come Adolf Hitler, e fu deposto da un voto il 25 luglio del ’43, durante una seduta del Gran Consiglio. Ma fu ucciso sul lago di Como, e il suo corpo esposto al pubblico in piazzale Loreto. Come tenere sotto controllo chi ha avuto un potere assoluto, quando viene deposto? Rimane un pericolo per la società. Dopo la caduta del "muro" a Berlino, i capi dei regimi all’est caddero uno dopo l´altro, ma solo in Romania, Nicolae Ceusescu fu condannato e giustiziato insieme con la moglie Elena, al termine di un processo sommario alla vigilia del Natale dell’’89. Ma i giudici erano stati suoi complici, e la morte del tiranno per loro fu l’unico modo per sopravvivere. Nulla è mai del tutto chiaro. Questa era la preoccupazione di Kant. Giustificare la morte del tiranno autorizza chiunque a eliminare il suo avversario. Come si può decidere chi sia veramente un dittatore? La Chiesa ha sempre esitato: non sarebbe mai lecito uccidere un uomo, un avversario politico, un nemico, per quanto malvagio. La domanda fu posta al cardinale di Colonia, Jachim Meisner: si può uccidere Bin Laden, colpevole dell’attentato alle due torri di New York? "È la stessa domanda che mi pongo perfino per Hitler", rispose. Il 20 luglio del ’44, l’attentato al Führer fallì. I responsabili vennero giustiziati, durante il processo non si difesero, anche se la loro sorte era segnata. Erano schiacciati dalla colpa di essersi ribellati al capo, violando un comandamento di Lutero: il potere dei principi viene da Dio. Nel ricordo del III Reich, nella Costituzione della Germania, oggi l’articolo 20 autorizza la rivolta contro chi detiene un potere illegittimo. Ma non precisa se si può arrivare anche all’assassinio.

L’antica Grecia è la patria della democrazia. Ma Platone scrive: la democrazia è il potere di pochi per il bene di molti. Non è un potere di tutti. Venti senatori guidati da Bruto uccisero Giulio Cesare il 15 marzo del 44 a.C. perché temevano che volesse farsi re. Commisero un cesaricidio, termine usato tuttora. Nell’Ottocento, gli anarchici uccidevano i monarchi, un recigidio. I re non erano dittatori, ma simboli del potere, nemici del popolo. Il 12 marzo del 1881 una bomba uccise lo zar Alessandro II a San Pietroburgo. Il 29 luglio del 1900, Gaetano Bresci uccise a Monza il re d’Italia Umberto I. Il principe Yussupov assassinò Rasputin il 30 dicembre del 1916. Il monaco non aveva alcun potere, ma dominava la zarina Alessandra e lo zar Nicola.

Un delitto o un atto politico? Tommaso d’Aquino avrebbe avuto dei dubbi, come Kant. Il poeta Friedrich Schiller avrebbe scritto un dramma sul principe Felix, l’assassino. Da che parte sta la ragione?

Charlotte Corday pugnalò nel bagno Jean Paul Marat, il 13 luglio del 1793, che pure era l´autore de "L’Ami du Peuple", l’amico del popolo. La giovane Charlotte, nobile e pronipote del drammaturgo Pierre Corneille, venne ghigliottinata quattro giorni dopo, sempre in nome del popolo.