Papa Francesco vuol far eleggere il suo successore anche alle donne. Vero o falso? Dalla Santa Sede e dai diretti collaboratori di Bergoglio piovono smentite, l’ala tradizionalista s’infiamma. Non a caso dal momento che è dalle sue fila che nelle ultime ore è uscita l’indiscrezione destinata, al di là della sua reale fondatezza, ad agitare il dibattito in una Chiesa fortemente polarizzata e a rendere più impervio il cammino delle riforme caro ai bergogliani, ancor più che a Francesco.
Stando ai blog della destra cattolica, Messainlatino, The Remnant e l’autorevole The Pillar, il Papa starebbe lavorando alla riforma della costituzione apostolica Universi Dominici Gregis, promulgata da Giovanni Paolo II nel 1996 per disciplinare il Conclave. In particolare, le modifiche si concentrerebbero su due aspetti: da un lato, le congregazioni generali – le riunioni di confronto che precedono il voto – non vedrebbero più la partecipazione dei cardinali over 80 e sarebbero articolate in lavori di piccoli gruppi come al recente Sinodo al posto dei classici interventi in plenaria; dall’altro, i porporati elettori – di cui attualmente il 72% creato dallo stesso Francesco – esprimerebbero solo il 75% dei voti, lasciando il restante 25% a laici e religiosi, donne comprese. Questi ultimi sarebbero nominati da Bergoglio prima della sede vacante.
Per quanto concerne il voto, la riforma si riallaccerebbe alle origini della Chiesa, quando il Pontefice – Papa, perché vescovo di Roma, e non il contrario – era eletto dall’intero popolo capitolino, senza distinzioni di sesso. Niccolò II (1059-1061) restrinse la cerchia ai soli cardinal-vescovi, un centinaio di anni più tardi il Concilio Lateranense III conferì l’elettorato attivo all’intero collegio cardinalizio, mentre bisognerà attendere il 1274 e Gregorio X per avere il conclave. Istituzione pleonastica, se ci fosse già stata, per la spietata senatrix Marozia che nel X secolo ’governò’ Roma (e non solo), grazie anche alle sue ’entrature’ nei talami papali. L’esclusione dei cardinali over 80, invece, sarebbe un passo ulteriore per la loro messa fuori gioco dopo che Paolo VI li estromise dal voto in Cappella Sistina, perché in rotta coi porporati di Curia italiani.
Ma questo è un altro discorso, un’altra storia. Tornando ai rumor sulla modifica della Universi Dominici Gregis, i tradizionalisti puntualizzano che Bergoglio avrebbe affidato l’incarico al canonista Gianfranco Ghirlanda. Da par suo, però, il collaboratore del Papa nella stesura della riforma della Curia, smentisce. "È una menzogna – incalza il cardinale –, smentisco decisamente di star lavorando col Papa ad una qualsivoglia riforma del Conclave. Non ne so niente e comunque sono totalmente estraneo ad essa". D’altra parte proprio Francesco, nel recente libro intervista Non sei solo, sottolinea come per l’elezione del Papa sia fondamentale essere vescovi, escludendo poi l’ipotesi di donne-elettrici, in quanto impossibilitate ad essere preti.
Ce n’è abbastanza insomma per accreditare i sospetti dei liberal sull’ennesima polpetta avvelenata dei tradizionalisti. Il bersaglio sarebbe la sinodalità – la partecipazione di tutti i fedeli alle decisioni della Chiesa – che ’entrerebbe’ in Conclave. Ed è dal Sinodo, destinato a chiudersi nel 2024, che potrebbero arrivare le proposte sul celibato facoltatitvo dei preti e sul diaconato femminile. Tutto fumo negli occhi per i tradizionalisti.