Attacco al gasdotto Tre ipotesi per il raid ma la Russia nega Danni irreparabili?

Dopo l’esplosione nel Mar Baltico, dispersa gran parte del metano. Venti di guerra. Ordine di Washington agli americani: lasciate Mosca

di Alessandro Farruggia

Il metano continua a uscire dalle tre grandi falle nei gasdotti sabotati nel mar Baltico: ne è già uscita la metà ed entro domenica sarà svuotato, rilasciando in atmosfera una quantità pari a un terzo delle emissioni annuali di gas serra della Danimarca. Certo è che sull’attacco ai gasdotti Nord Stream 1 e 2 è tutti contro tutti. Con la Russia – il maggiore sospettato – che porterà venerdì la questione al Consiglio di sicurezza dell’Onu e molti dei Paesi interessati (Svezia, Danimarca, Russia, Germania e Ue) hanno aperto inchieste giudiziarie per terrorismo.

"È stupido e assurdo incolpare la Russia", ha tuonato il portavoce del Cremlino, mentre la quella del ministero degli Esteri russo ha chiamato in causa Biden in persona. "Ridicolo ipotizzare siano stati gli Stati Uniti: fanno ancora disinformazione", la replica della Casa Bianca. La situazione è così tesa che gli Usa – come anche la Polonia, la Romania e la Bulgaria – hanno chiesto ai propri cittadini di lasciare immediatamente la Russia. "I cittadini americani – dice la nota – non devono recarsi in Russia, e chi già vi si trova in viaggio o è residente dovrebbe partire immediatamente". L’ambasciata americana teme infatti che la Russia possa non riconoscere la doppia cittadinanza e arruolare gli americani di origine russa che si trovano sul suo territorio.

Da fonti Nato filtra che l’ipotesi sottomarino ’midget’ (nano) sganciato dal sottomarino nucleare russo Belgorod, che era tra le ipotesi, non trova conferme dai dati sul traffico militare russo nel Baltico meridionale: non c’è traccia del passaggio né del Belgorod né delle unità che potrebbe aver sganciato. Le ipotesi che sono all’esame sono tre. La prima è che gli ordigni possano essere stati piazzati il 17 giugno (e poi attivati a distanza quando serviva) da due navi militari russe – una corvetta della classe Burian M e una corvetta della classe Tarantul – che il 17-18 giugno erano vicino all’isola danese di Bornholm, e sono transitate nell’area dei gasdotti. La seconda ipotesi è che si stata utilizzata una imbarcazione civile (rimorchiatore, nave da pesca), e questa è l’ipotesi prevalente perché facilmente occultabile nel traffico del Baltico. La terza un sommergibile classe Lada (unità a bassa rumorosità). In entrambi i casi sarebbero stati usati come ’uomini rana’ i morkoy spetsnatz, i sub della fanteria di marina russa e in particolare gli uomini della 561° Stazione di ricognizione navale di Kalinigrad, sul Baltico. Si tratta di specialisti che e non avrebbero avuto nessun problema a piazzare cariche esplosive a 70-80 metri di profondità.

Il governo tedesco si è detto ieri preoccupato che i danni al gasdotto siano irrecuperabili. Ma l’operatore del gasdotto ha fatto sapere che è possibile riparare il tubo del Nord Stream 1 "non appena sarà stata fatta una valutazione del danno". Il problema è quanto tempo ci vorrà e se poi si sarà in grado di proteggerlo.