Giovedì 25 Aprile 2024

Atlantia ha deciso: sì ai soldi di Cdp E lo Stato si riprende le Autostrade

Via libera all’offerta da 9,3 miliardi, i Benetton ne incassano 2,4. Dopo 22 anni ritorna il controllo pubblico

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di Antonio Troise

È fatta. Dopo 22 anni lo Stato si riprende le autostrade, staccando un assegno di 9,3 miliardi di euro (di cui 2,4 ai Benetton). Si chiude una vicenda cominciata il 14 agosto del 2018, sulle macerie del Ponte Morandi. Con la decisione, tutta politica, del governo guidato allora dalla maggioranza giallo-verde di Cinquestelle e Lega, di estromettere definitivamente la famiglia Benetton dalla gestione della rete autostradale e voltare pagina rispetto alla lunga stagione delle privatizzazioni.

Un cammino complesso, accompagnato da polemiche e scontri furiosi fra la proprietà privata e il nuovo azionista pubblico. A un certo punto, si era infilato pure Florentino Perez, patron della spagnola Acs, con l’annuncio di un’offerta però mai formalizzata. Alla fine, si è giunti a un compromesso sia sulle modalità del passaggio sia sulla cifra offerta dall’holding di via Goito.

Fatto sta che il ritorno delle autostrade nella sfera pubblica coincide con l’arrivo del nuovo amministratore delegato di Cdp, Dario Scannapieco, che appena qualche giorno fa si è seduto sulla poltrona di Fabrizio Palermo. Un cambio di rotta deciso dal nuovo governo di Draghi che potrebbe aver pesato sull’esito positivo della vicenda. La firma definitiva per il passaggio delle consegne ci sarà solo a fine mese.

Ma ieri l’assemblea dei soci di Atlantia, il gruppo che fa capo ai Benetton e che controlla quasi l’87% del capitale di Autostrade per l’Italia, ha dato il via libera alla cessione dell’intera quota al consorzio formato dal consorzio costituito da Cdp Equity, The Blackstone Group International Partners e Macquarie European Infrastructure Fund 6 SCSp. L’intervento dei soci in assemblea si è svolta tramite il rappresentante designato, per rispettare le disposizioni anti-contagio Covid.

La proposta del consiglio di amministrazione, è stata approvata con il voto favorevole di 1.129 azionisti pari al 86,86% del capitale sociale presente in assemblea, quando bastava il 50% più uno dei presenti. C’è il sì dei soci più ’pesanti’: Edizione, Crt, Gic (fondo sovrano di Singapore) e anche Tci (che ha depositato solo lo 0,3% di azioni), il fondo inglese da sempre contrario all’offerta di Cdp. Hanno espresso voto contrario 60 azionisti (il 12,75% dei presenti), mentre 12 si sono astenuti. Un risultato superiore perfino alle più ottimistiche previsioni, considerando che, durante le trattative, la quota di azionisti contrari all’offerta di Cdp, considerata troppo bassa, era arrivata a sfiorare il 40%.

Ieri, invece, tutto è filato per il verso giusto: il 10 giugno un nuovo Cda recepirà le indicazioni dell’assemblea. La firma dell’operazione dovrebbe essere a fine giugno, mentre il closing dovrà avvenire entro il primo trimestre del 2022.

Il mercato, intanto, ha reagito bene alla decisione dei soci della holding, con il titolo Atlantia che è stato sostenuto per tutta la giornata per chiudere a 16,09 euro per azione in rialzo del 2,84%. Positivi i commenti dei pentastellati, che fin dall’inizio avevano chiesto il ritorno delle autostrade nell’orbita dello Stato. "Ora i Benetton non potranno fare altri danni", tuona Tiziana Beghin, eurodeputato dei Cinquestelle, che rimarcano anche come "finalmente questi 2900 chilometri di autostrade tornano sotto il controllo degli italiani. Mentre il leghista Eduardo Rixi chiede "indennizzi più rapidi" per le vittime del crollo.