AstraZeneca riparte ma uno su dieci rinuncia Draghi: "Nessun dubbio, farò quel vaccino"

File per le iniezioni: la maggioranza non teme il siero inglese. Il premier avverte l’Europa: "Se manca il coordinamento noi avanti da soli"

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di Giovanni Rossi

Mario Draghi alza il tiro sui vaccini e avvisa l’Europa. Basta ipocrisie. "Bisogna essere pratici, si cerca di stare insieme ma qui si tratta della salute: se il coordinamento europeo funziona, bisogna seguirlo; se non funziona, bisogna andare per conto proprio", dichiara il presidente del Consiglio in un giorno simbolicamente decisivo per la campagna vaccinale. Riparte in mezza Italia la somministrazione del vaccino AstraZeneca. E per dimostrare che il siero appena riabilitato dall’Ema è sicuro sono pronti tre sponsor d’eccezione: Mario Draghi in persona, il commissario all’emergenza generale Francesco Figliuolo, il responsabile della Protezione civile Fabrizio Curcio. Figliuolo e Curcio si vaccineranno già oggi. Draghi a stretto giro.

"Non ho ancora fatto la prenotazione – dice il presidente del Consiglio –, ma la mia classe di età è entrata. Farò AstraZeneca, certo. Mio figlio l’ha fatto l’altro ieri a Londra, non c’è nessun dubbio, nessuna prevenzione". Un esempio e un incentivo fortissimo per i cittadini, imitando la modalità scelta ieri dal premier britannico Boris Johnson. Draghi, nella conferenza stampa post Cdm, dice però molto di più: la cancelliera tedesca Angela Merkel favorevole allo Sputnik russo non lo spaventa. "Con pragmatismo si deve cercare il coordinamento europeo, se non si riesce a mantenerlo si possono vedere altre strade", continua il premier. Comprese forniture Sputnik? "Vediamo", è la risposta, che certo non prefigura stravolgimenti di "europeismo e atlantismo", però rinnova la dichiarazione di guerra alla pandemia in corso. E come in ogni conflitto, i corpi dello Stato devono rispettare le consegne: "Le Regioni vanno in ordine sparso, sono molto difformi nei criteri e nella capacità di somministrare il vaccino, e questo non va bene – è il richiamo –. Bisogna darsi regole comuni". Anziani e fragili restano le categorie più esposte: "Quelle da cui bisogna partire – prosegue il premier –. Poi se ci sono problemi, lo Stato c’è". Pronto a supplire, integrare.

La sfida del momento è rilanciare AstraZeneca dopo la sospensione precauzionale (che ha fatto saltare 200mila prenotazioni) e la ripartenza a poche ore dal nuovo via libera dell’Ema. Numeri ufficiali dopo appena cinque ore di inoculazioni – dalle 15 alle 20 – non ce ne sono, ma gli operatori registrano quasi ovunque riscontri incoraggianti, con flessioni assai contenute: la forchetta della rinunce starebbe tra il 2-3% del Lazio e il 5-10% della Lombardia (pari al dato medio nazionale secondo le prime stime). Un risultato positivo considerati l’interruzione decisa in sede politica – con incorporato rischio-stigma – e il ritrovato semaforo verde in un quadro non privo di disallineamenti, dalla Francia che riserva il siero anglosvedese ai soli over 55, ai paesi scandinavi che mantengono la sospensione precauzionale.

Ieri i tempi stretti non hanno consentito ad alcune Regioni di riprogrammare in tempo le vaccinazioni (il dilemma è se recuperare subito i beffati dallo stop oppure attendere), ma tra oggi e lunedì AstraZeneca sarà di nuovo protagonista su tutto il territorio. Solo dopo almeno una settimana di somministrazioni sarà possibile capire se tra i cittadini è tornata la fiducia. Ipotesi plausibile visti gli esempi dall’alto. Da Roma e Milano arrivano istantanee promettenti. A Milano, al centro del Policlinico in Fiera, nessuna defezione: nel primo giorno dopo il blocco tutti gli 800 prenotati hanno ricevuto la dose, e si sono presentate addirittura 100 persone in più. A Roma lunga fila alla Nuvola dell’Eur. "Non ho paura, i vaccini vanno fatti. È l’unico modo per tornare a vivere", dice Luigi, combattivo under 80. E Anna, 76 anni, rampogna i parenti: "Mi hanno tempestato di telefonate dicendo di non farlo, ma io sono qua: o la va o la spacca". E tutto finisce per il meglio.