AstraZeneca, il ricercatore italiano: "Migliaia di test, ma ora si vedono gli effetti"

Giacomo Gorini: "Lo abbiamo provato su 40mila persone. Gli eventuali problemi si possono verificare anche dopo"

Giacomo Gorini, 31 anni, ha contribuito alla creazione del vaccino di AstraZeneca

Giacomo Gorini, 31 anni, ha contribuito alla creazione del vaccino di AstraZeneca

Prima vietato a chi aveva più di 55 anni. Poi agli over 65. E ora invece l’antidoto di AstraZeneca in Italia non viene più somministrato a chi ha meno di 60 anni. Mentre in Inghilterra, dove il ricorso al vaccino anglo-svedese è stato più massiccio, l’antidoto è "sconsigliato" per gli under 30. "Ma le restrizioni adottate in Gran Bretagna non hanno nulla da spartire con la frenetica strategia vaccinale in Italia e in Europa", dice convinto Giacomo Gorini. Il giovane immunologo riminese lavora all’università di Oxford e ha fatto parte del team di scienziati e ricercatori dello Jenner Institute che ha sviluppato il siero di AstraZeneca.

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Come si spiega tanta differenza tra un paese e l’altro, nella somministrazione di AstraZeneca?

"Il vaccino è sicuro, efficace, e i primi studi già lo dimostravano. Dopodiché la farmacovigilanza serve proprio a questo: correggere in corsa la somministrazione, se si presenta la necessità".

Ammetterà che la preoccupazione sull’efficacia del vaccino aumenta sempre di più...

"Sono state testate più di 40mila persone per il vaccino. Sono tantissime, ma l’efficacia e i possibili effetti collaterali vengono verificati anche successivamente, quando milioni di persone ricevono l’antidoto. Gli eventi negativi collegati al vaccino sono comunque pochissimi".

E perché allora si continua a cambiare la fascia d’età consigliata?

"È una delle cose che continuo a non capire del piano vaccinale dell’Europa. In Gran Bretagna hanno già avuto la prima dose 31 milioni di persone, 6 milioni la seconda. Sono partiti dagli anziani. Gli studi dicono che grazie alla vaccinazione tra fine dicembre e fine febbraio sono state salvate 6mila vite in Inghilterra. In Italia invece si continua a discutere di fasce d’età e di categorie: lo trovo incredibile".

Giudica sbagliato il piano vaccinale per ’categorie’?

"Sì. Tolti i sanitari e le persone più fragili, perché affette da altre patologie, l’unico altro criterio da seguire dev’essere quello dell’età. E non solo perché è il più semplice: si parte dai più anziani, che sono i soggetti più a rischio nel caso prendano il Covid, e poi si scende. In questo modo l’Inghilterra ha ridotto fortemente i decessi, i ricoveri e si appresta a tornare alla normalità".

Insomma: l’Italia dovrebbe seguire la lezione che arriva da oltre Manica?

"Non solo l’Italia, ma l’Europa. Il caos che si è creato sulla vaccinazione ha avuto degli effetti devastanti, in termini di costi sociali ed economici".

Riconoscerà il fatto che AstraZeneca non abbia fatto molto per fornire rassicurazioni sull’efficacia del vaccino.

"La comunicazione è fondamentale e AstraZeneca poteva fare di più. Ma anche su questo c’è un abisso tra ciò che accade in Inghilterra e nel resto d’Europa. Qui ogni settimana il premier Boris Johnson tiene una conferenza stampa, fa il punto sulla campagna, i giornali e i media inglesi sono molto attenti nel riportare notizie. In Italia e in altri paesi non mi sembra stia avvenendo altrettanto. Tocca alle istituzioni, prima di tutto, fare in modo che la campagna vaccinale proceda spedita".