AstraZeneca agli over 55, il balletto dell’Aifa E adesso anche l’Italia vuole il siero russo

L’Agenzia italiana del farmaco cambia due volte idea in poche ore sul vaccino di Oxford in base all’età. Lancet promuove l’antidoto di Putin

di Giovanni Rossi

Scienziati e comunicati magari fanno rima ma a volte anche pasticci. Accade con il vaccino AstraZeneca, sdoganato venerdì dall’Ema e raccomandato ieri dall’Agenzia italiana del farmaco con due diversi ’bugiardini’: nel primo, il vaccino sviluppato dal colosso anglosvedese è ritenuto valido per un "utilizzo preferenziale" nei "soggetti giovani tra i 18 e 55 anni", ma al tempo stesso è valutato "con rapporto beneficio-rischio favorevole anche nei soggetti più anziani senza fattori di rischio". Passano poche ore e un secondo comunicato innesta la retro: "In attesa di ulteriori studi, l’indicazione per il vaccino AstraZeneca resta preferenzialmente per la popolazione tra i 18 e 55 anni e senza patologie gravi. Si attendono maggiori evidenze prima di suggerirne la somministrazione nei soggetti di età più avanzata", ai quali il siero britannico resta così almeno per ora precluso seppur non vietato, nonostante il dibattito acceso.

"L’arrivo di un terzo vaccino rappresenta un importante contributo alla campagna vaccinale in corso", commenta il direttore generale dell’Aifa, Nicola Magrini. Secondo Magrini, le tre autorizzazioni sin qui deliberate (PfizerBioNTech, Moderna, AstraZeneca) consentono di "ottimizzare" la campagna vaccinale sfruttando "al meglio le diverse caratteristiche". Tradotto: "Utilizzo preferenziale" di PfizerBioNTech e Moderna, "nei soggetti più anziani eo più fragili"; "utilizzo preferenziale del vaccino AstraZeneca in soggetti tra i 18 e i 55 anni", è la sintesi di giornata. "Abbiamo una ulteriore arma contro la pandemia. Altre se ne aggiungeranno. È auspicabile un approccio integrato tra vaccini e terapie anti Covid-19 attualmente in uso e in sperimentazione", riassume il presidente Aifa, Giorgio Palù. Palù, che ha l’occhio lungo, 10 giorni fa aveva accreditato il siero russo Sputnik– quasi deriso il giorno della presentazione dalla comunità occidentale per il trial sbrigativo – di essere un vaccino decisamente "intelligente".

Ieri la conferma di The Lancet. Secondo la più autorevole pubblicazione scientifica britannica, il siero russo Sputnik V, a base di adenovirus umani, somministrato in 2 dosi a 21 giorni di distanza l’una dall’altra, ha un’efficacia del 91,6% contro Covid-19. E l’effetto protettivo non è statisticamente diverso per gli over 60 rispetto agli under 60 e agli over 18. Non bastasse, profilo di sicurezza alto e 94% degli effetti avversi che si presenta in forma lieve. Un successo.

La cancelliera Angela Merkel subito offre la sua benedizione: "Ogni vaccino approvato dall’Ema è il benvenuto. Ne ho parlato con il presidente russo". Cioè Vladimir Putin. Per tutti i paesi Ue è un segnale politico (che gli Usa non gradiscono). La Russia, sotto scacco reputazionale per la condanna del dissidente Alexei Navalny e la repressione di piazza dei suoi sostenitori, è la stessa Russia alla quale la Ue ora chiede di condividere Sputnik: non più arma seduttiva terzomondista, ma vero e proprio strumento geopolitico in mano al Cremlino.

L’Ungheria, partita da sola in avanscoperta, sta spacchettando le prime 40mila dosi. Altre arriveranno. Il resto d’Europa preme sull’Ema. E in Italia anche le Regioni si muovono. "Acquisire Sputnik, non c’è tempo da perdere", dichiara l’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, uomo di fiducia di Nicola Zingaretti. Le fiale della svolta in arrivo da Mosca o prodotte su sua licenza. Uno scenario da fantascienza mai così vicino.