Assolutissimamente? Sì, ma poco La Crusca: "Non è nei dizionari"

Il linguista Paolo D’Achille sdogana il termine ma con moderazione: "Meglio usare ’certo’"

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"’Assolutissimamente’ rientra certamente, e da secoli, non solo nel sistema della lingua italiana, ma nello stesso uso. Andrebbe tuttavia utilizzato con cautela, nei contesti in cui l’iperbole e l’enfasi sono effettivamente funzionali alla comunicazione. È inutile invece la sua presenza, per esempio, in una risposta quando basterebbe dire ‘certo!’ o anche semplicemente ‘sì’”. L’invito a fare un uso moderato dell’avverbio ’assolutissimamente’, superlativo di assolutamente, arriva dall’Accademia della Crusca, la secolare istituzione fiorentina incaricata di custodire la lingua italiana. Alcuni lettori hanno segnalato alla Crusca con fastidio la diffusione sempre più frequente di ’assolutissimamente’: non trovandolo registrato nei dizionari, ne mettono in dubbio non solo la legittimità, ma la stessa esistenza.

Ai dubbi sollevati ha risposto l’accademico Paolo D’Achille (foto), professore ordinario di Linguistica italiana presso l’Università degli Studi Roma Tre. "È vero che ’assolutissimamente’ è assente dai dizionari oggi in circolazione, ma questo di per sé non basta a decretarne l’inesistenza. Nessun dizionario, infatti, può raccogliere l’intero patrimonio lessicale di una lingua e ci sono parole che non hanno ancora trovato spazio nella lessicografia, pur essendo ben formate e in uso da tempo nel parlato o in certi àmbiti settoriali".

Una ricerca con Google restituisce per ’assolutissimamente’ 112.000 risultati "quantità tutto sommato contenuta, ma non irrilevante – commenta D’Achille – sufficiente comunque per assicurarci che la parola esiste e che non si tratta di un occasionalismo da accostare a forme come ‘bravissimissimo’, ‘benissimissimo’ o a formazioni scherzose che aggiungono -errimo a superlativi in -issimo".