Giovedì 25 Aprile 2024

Asse con Londra Ma soltanto in politica estera

Paolo

Giacomin

Politica estera e politica economica riveleranno a quale molo conservatore intende attraccare Giorgia Meloni. Il posizionamento atlantista è nitido. Quello economico, misurato nel rapporto tra Stato e mercato, è più sfocato. Forte, si può ipotizzare, sarà l’asse con il primo ministro inglese, Liz Truss. Meloni, data per scontata la premiership, e Truss siederanno assieme al G7. Due conservatrici, vicine sui rapporti con la Cina, sul sostegno all’Ucraina e sulla fedeltà alla Nato. Fronte che ha i supporter più convinti in molti Paesi guidati da donne: la Finlandia di Sanna Marin, la Lituania di Ingrida Šimonyte, la Danimarca di Mette Frederiksen oggi alla prova dell’esplosione dei gasdotti Nord Stream.

Fuori fuoco, lo scacchiere economico. La thatcheriana Liz Truss sta pagando caro la manovra nel nome della Lady di ferro: bocciata dal Fmi, crollata la sterlina, mercati calmati solo dall’intervento della Bank of England. Imitarla potrebbe non essere il miglior viatico per il nuovo governo. Oltre a essere in contrasto con la tradizione economica della destra italiana più legata all’intervento dello Stato in economia rispetto al liberismo della premier britannica. Meloni è abilmente morbida sulla flat tax e molto decisa sugli scostamenti di bilancio, le posizioni su partite come la privatizzazione di Ita-Alitalia, la rete unica Tim-Cdp, la bilancia tra concorrenza, protezionismo e interessi corporativi, stabiliranno la rotta. Lungo il Tamigi, o a Berlino lungo lo Spar, verso la Cdu di Angela Merkel e di Ursula von der Leyen. O, lungo la Senna, verso la famiglia gollista dalla quale proviene Christine Lagarde, presidente Bce.

La messa a fuoco non è detto sia con questa manovra di transizione dall’agenda Draghi, ma arriverà. Premio in palio è sostituire – come avvenuto con Roberta Metsola alla guida del Parlamento europeo – i magneti che pilotano l’asse di rotazione europeo. Il rischio: morire democristiani.