Assalto alle nostre coste, pressing sulla Ue

Da inizio mese arrivati 3.500 profughi, il ministro Lamorgese: "Rivedere i numeri dei rimpatri". Motovedetta speronata, scagionata Carola

Migration

di Giovanni Rossi

Torna a scaldarsi il fronte migranti. Dalla Spagna all’Italia, maggio segna la ripresa di sbarchi e di polemiche, con fondati rischi di nuove emergenze. La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese oggi vola in Tunisia, in missione congiunta con la commissaria europea Ylva Johansson, per incontrare il presidente tunisino Kais Saied e il primo ministro Hichem Mechich. Obiettivo: migliorare la cooperazione nel contrasto ai flussi irregolarin e nelle politiche di assistenza economica per scoraggiare partenze generalizzate della popolazione giovanile. Chiamata in audizione dai parlamentari del comitato bicamerale Schengen, Lamorgese snocciola dati, disegna scenari, risponde a tono quando le ruggini con il predecessore al Viminale, Matteo Salvini (che non perde occasione per criticarla), affiorano per interposta persona. "Do il benvenuto alla ministra per la prima audizione in Comitato...", dice il leghista Eugenio Zoffili. "La prima? Io sono il ministro venuto più volte...", replica Lamorgese. L’esponente del Carroccio allora rettifica: "È la quarta... questa è la prima dopo l’insediamento del governo Draghi". Il clima, insomma, è fumantino.

"Dall’inizio del 2021 sono arrivati in Italia 13.358 migranti, con picco di 3.500 in maggio – spiega la ministra –. La maggior parte (8.987) è partita dalla Libia, seguono la Tunisia (4.041) e poi Grecia e Turchia (circa mille sbarcati)". Nitido l’impegno antiterrorismo "con 510 provvedimenti di inammissibilità nel solo 2021". I rimpatri al 9 maggio "sono 1.277 (3.067 il totale 2020)". Numeri fortemente impattati "dalla pandemia" e dalla "complessità tecnica delle procedure". "Riteniamo essenziale un maggiore sforzo Ue sia nel negoziare nuovi accordi, sia nel sostenere finanziariamente gli Stati membri – insiste Lamorgese –. Occorre introdurre un sistema di rimpatri europeo".

I parlamentari vogliono capire, e i teorici della linea dura evocano la forte azione dei militari spagnoli a Ceuta. "Anche noi abbiamo messo 200 militari in Friuli. Ci siamo comportati come la Spagna", rivendica la ministra aggiungendo una punta di ironia: "Se poi mi date un consiglio su dove mettere i militari in mare, forse riusciamo a risolverlo prima il problema, ma i confini marittimi sono diversi dai confini terrestri". Nell’analisi del Viminale, spicca una priorità: "Per l’Italia è fondamentale contribuire al processo di stabilizzazione della Libia". Altrimenti gli sbarchi proseguiranno, e anche i dissidi sul ruolo delle ong. "La prossima settimana le riunirò tutte", annuncia Lamorgese nel giorno in cui il gip di Agrigento archivia il procedimento contro la comandante tedesca Carola Rackete per l’ingresso proibito di Sea Watch nel porto di Lampedusa il 19 giugno 2019. Fu "dovere di soccorso in mare", non certo "resistenza a pubblico uffficiale" e neppure "violenza contro nave da guerra", perché la motovedetta della Gdf involontariamente speronata non era un mezzo bellico e stava ferma in banchina.