Venerdì 19 Aprile 2024

Arriva il caldo africano, allerta roghi Draghi mobilita la protezione civile

In Calabria è già emergenza per gli incendi. Da domani picchi di calore con temperature fino a 45 gradi

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di Alessandro Farruggia

Questa settimana l’Italia sarà investita da una intensa ondata di calore, con picchi di 45 gradi, e la Protezione Civile lancia l’allarme: nei prossimi giorni il rischio incendi aumenterà in tutto il paese, e dunque è necessaria la massima attenzione e la collaborazione dei cittadini. A chiedere il massimo impegno per evitare una nuova emergenza è il capo del Dipartimento, Fabrizio Curcio. "Abbiamo alle spalle giornate impegnative e drammatiche sul fronte della lotta agli incendi – dice – e le temperature che ci attendono nei prossimi giorni, raggiungendo valori elevati nelle giornate di martedì 10 agosto e mercoledì 11 agosto, ci impongono la massima attenzione" e per questo "è fondamentale evitare ogni comportamento che possa generare incendi e segnalare tempestivamente anche roghi di piccola entità".

Il Dipartimento della Protezione Civile, assicura Curcio, "è al lavoro senza sosta per contenere i roghi che stanno interessando il Centro-Sud. Squadre a terra e canadair sono fortemente impegnati in Calabria, regione dove purtroppo nei giorni scorsi abbiamo registrato due vittime. Non faremo mancare il nostro supporto alle regioni maggiormente colpite". La situazione è particolarmente delicata in Calabria. Squadre di volontari, mezzi e uomini del sistema di Protezione Civile raggiungeranno oggi la regione: il presidente del Consiglio Mario Draghi ha firmato il Dpcm con la dichiarazione dello stato di mobilitazione nazionale e il Dipartimento è già al lavoro per coordinare l’invio di volontari e delle colonne mobili. Al Centro operativo aereo unificato del Dipartimento (Coau) sono arrivate ieri 28 richieste di intervento per la flotta dello Stato, delle quali 8 dalla Calabria, 6 dalla Sicilia, 4 dal Lazio, 2 ciascuna da Sardegna, Basilicata, Campania e Molise, una dall’Umbria e dall’Abruzzo.

È un fenomeno antico, che si ripresenta ciclicamente. Ma che è aggravato anche da fattori nuovi. "Le cause degli incendi – osserva il presidente di Federparchi e del parco dell’Arcipelago Toscano, Giampiero Sammuri – sono ben note. Ad acuire il problema c’è oggi il fenomeno dei cambiamenti climatici, che ha portato a estese siccità estive: incendi che ci sarebbero comunque stati sono ora più gravi proprio perché lo permettono le condizioni climatiche di fondo che hanno reso i nostri ecosistemi molto più secchi e soggetti ad essere percorsi velocemente dal fuoco".

"Occorrerebbe un piano straordinario – osserva – innanzitutto per il potenziamento del monitoraggio e del sistema antincendio, con il rafforzamento dei presidi per le attività di prevenzione, repressione e spegnimento. Sarebbe utile utilizzare anche i fondi del Pnrr. Molto utile sarebbe in particolare creare reti automatiche con sensori antincendio. Laddove ci sono, gli incendi vengono scoperti quasi subito, rendendo più efficace lo spegnimento. Nel nostre parco ad esempio abbiamo installato 70 telecamere e i risultati si sono visti subito". Altri puntano maggiormente sul fattore umano. "Per ridurre gli incendi – osserva l’ingegner Davide Pontani, dirigente del servizio anticendio boschivo dei vigili del fuoco – è essenziale la consapevolezza dei cittadini che possono evitare comportamenti a rischio e soprattutto possono essere delle sentinelle che ci avvisano non appena viene avvisato un piccolo focolaio. Intervenire dopo venti minuti o dopo due ore fa una enorme differenza, per questo invitiamo tutti a rispettare le leggi e a collaborare attivamente. Quanto alle centraline automatiche di rilevamento sono utili, come pure i droni, ma non risolutive: sono preziose in aree remote ma in aree antropizzate, come è gran parte del nostro territorio, il miglior sensore è il cittadino".

È un fatto, prosegue l’esponente dei vigili del fuoco, che "la stragrande maggioranza degli incendi è di origine dolosa o colposa. I piromani sono casi rari, la maggior parte dei casi dolosi, che superano il 50%, va ricondotta a chi incendia i boschi ad esempio per creare spazi per il pascolo, o a chi ha intenti speculativi. Tra le cause colpose sono invece importanti le pratiche agricole scorrette come la bruciatura di residui vegetali, o il semplice gettare mozziconi di sigaretta dall’auto. Evitando o almeno riducendo le cause colpose, e si può fare molto prestando attenzione, potremmo essere più efficaci contro chi appicca le fiamme dolosamente".