Giovedì 25 Aprile 2024

Arrestato il papà di Saman Si va verso l’estradizione Era sempre ubriaco e girava col kalashnikov

Catturato in Pakistan, viveva da solo: spesso sparava in aria per sfogare la sua rabbia. La moglie, accusata anche lei dell’omicidio come mandante, è sparita: sarebbe dai genitori. La difesa annuncia battaglia: Shabbar in Italia? Sarà difficile, manca il corpo della vittima

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di Daniele Petrone

Scovato nel Punjab, in un’abitazione dove viveva solo, in preda ad alcol e scatti d’ira. Ma Shabbar Abbas non ha opposto resistenza all’arresto di due giorni fa della polizia federale pakistana.

IN CELLA A ISLAMABAD

Dopo una notte in cella a Mandi Bahuaddin, capoluogo del distretto di Gujrat nel quale si trova il villaggio d’origine della famiglia, è stato trasferito nel carcere di Islamabad. E nella capitale stamattina comparirà in tribunale per l’udienza di convalida. In aula gli verrà notificato il mandato di cattura internazionale per l’omicidio della figlia Saman, la 18enne scomparsa da Novellara di Reggio Emilia tra il 29 e il 30 aprile di un anno fa (il cui corpo non è mai stato ritrovato), ‘colpevole’ per la sua famiglia di aver rifiutato un matrimonio forzato, per il suo modo di vivere troppo all’occidentale e per essersi innamorata del ragazzo sbagliato, pakistano come lei, ma inviso alla famiglia.

LA FRODE NON C’ENTRA

Nessuna frode dunque, come aveva anticipato la trasmissione Mediaset QuartoGrado martedì sera. Stando a fonti vicine alla Farnesina, le manette ai polsi di Shabbar sono scattate proprio in virtù dell’imputazione in Italia per l’assassinio della ragazza, ai fini dell’estradizione. E in tal senso, la nostra diplomazia è al lavoro, in attesa che il Paese asiatico si pronunci e conceda il nullaosta per la consegna alle nostre autorità. Il governo ha iniziato a fare pressione. Non a caso ieri sera il vicepremier Matteo Salvini si è lasciato andare a un post su Facebook: "Se colpevole, deve finire i suoi giorni in galera. E non chiamatelo ‘padre’ ma verme, per rispetto alla povera Saman". Anche se il legale di Shabbar, Simone Servillo preannuncia battaglia: "Non in tutti i Paesi è possibile l’estradizione in mancanza del cadavere. Si creerebbe un precedente". L’arresto di Shabbar arriva a pochi giorni dall’ufficializzazione del mandato di cattura nazionale emesso dal Pakistan. Una cooperazione che ha impresso una svolta quasi impensabile fino a una settimana fa. E che ha fatto cadere anche la fitta rete di protezione in patria di Shabbar. L’uomo vantava poliziotti in famiglia e potere esercitato su tutto il villaggio in quanto ricco e influente proprietario terriero. Mesi fa venne immortalato indisturbato durante una processione religiosa nella cittadina. Circolava liberamente con una falsa identità e nessuno osava dirgli nulla, anche perché nelle campagne rurali dove vive, il cosiddetto delitto d’onore, seppur sia punito per legge, è culturalmente accettato.

INTERCETTAZIONE CHOC

Proprio in un’intercettazione agli atti depositati dalla procura di Reggio, Shabbar confermava la mentalità tribale parlando col fratellastro (lo ’zio buono‘ di Saman) con cui non corre buon sangue: "Io l’ho uccisa. L’ho uccisa per la mia dignità e per il mio onore. Noi l’abbiamo uccisa (senza fare nomi, ndr)". E ancora: "Avete parlato di me in giro, non lascerò in pace la vostra famiglia. Non m’importa di nessuno. La mia dignità non è più importante di quella degli altri...". Parole di un uomo in fuga e in guerra contro tutti. Anche contro gli stessi familiari. Tant’è che fonti pakistane raccontano l’ultimo periodo di Shabbar prima della cattura di pochi giorni fa. Viveva da solo. Con un kalashnikov col quale ogni tanto sparava in aria fuori casa. Ed era spesso ubriaco (un vizio, quello di bere, che aveva anche a Novellara, da quanto raccontato da conoscenti connazionali della Bassa Reggiana).

LA MADRE DI SAMAN

Vicino a lui non c’è neppure la moglie Nazia Shaheen con la quale era fuggito dall’Italia il primo maggio 2021, all’indomani del presunto omicidio, colti dalle telecamere all’imbarco della Malpensa. La donna – ora unica e ultima latitante – vivrebbe dai genitori. Shabbar e Nazia sono stati rinviati a giudizio nel maggio scorso dal gup del tribunale di Reggio, accusati di omicidio, sequestro di persona e soppressione di cadavere assieme allo zio della ragazza Danish Hasnain e ai cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, già arrestati tra settembre 2021 e febbraio scorso dopo una fuga tra Francia e Spagna. Il 10 febbraio inizia il processo con un solo grido: verità e giustizia per Saman. Le stesse che chiede pure il fidanzato Saqib, col quale voleva sposarsi: "L’arresto di Shabbar è un sollievo, una liberazione. Chiedo solo una giusta pena, niente risarcimenti. Tanto nulla mi riporterà la mia Saman...".