Mercoledì 24 Aprile 2024

Armi pesanti da America e Nato "Mosca non si fermerà all’Ucraina"

Dagli Usa un miliardo di dollari in aiuti militari. Oggi Draghi, Scholz e Macron a Kiev per cercare soluzioni

Migration

di Giovanni Rossi

Un altro miliardo di dollari di armamenti sarà offerto dagli Stati Uniti all’Ucraina. Anticipata dalla Cnn, la notizia del nuovo maxi rifornimento bellico diventa subito ufficiale. La telefonata del presidente Joe Biden è generosa e solidale. "Ho informato il presidente Zelensky che gli Stati Uniti provvederanno a un altro miliardo di dollari in assistenza sulla sicurezza, incluse artiglieria e armi di difesa, così come munizioni per artiglieria e sistemi missilistici avanzati di cui gli ucraini hanno bisogno per portare avanti le loro operazioni difensive nel Donbass".

Ma se è chiaro a tutti che gli ucraini si stanno difendendo, è meno chiaro se le forniture di artiglieria in arrivo da Washington abbiano gittate potenzialmente in grado di colpire obiettivi russi oltre la frontiera. È una questione sostanziale che la nota della Casa Bianca volutamente non scioglie, anche se agli analisti militari l’up-grade tecnologico appare ormai evidente.

La sola ipotesi – di fatto non più tale – fa infuriare da settimane il Cremlino, pronto a trasformarla in pretesto di aggressioni indirette Nato aumentando così il rischio di escalation. Lo si evince alla foga con cui il ministero della Difesa russo sottolinea la distruzione con missili Kalibr di "un deposito di munizioni e armi straniere fornite all’Ucraina dai paesi Nato" (vicino a Leopoli). Ma il riarmo di Kiev per evitare ulteriori cedimenti in Donbass trova generose sponde anche tra altri membri dell’alleanza, come riferisce a Bruxelles il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, al termine del gruppo di contatto sull’Ucraina. "Voglio ringraziare Berlino perché fornirà a Kiev sistemi lanciarazzi multipli; la Slovacchia per gli elicotteri; Olanda, Polonia e Canada per nuovi pezzi di artiglieria", dichiara il capo del Pentagono.

Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, accusa la Russia di guardare oltre il Donbass. "Gli obiettivi di Putin vanno oltre l’Ucraina. Nelle sue bozze di trattato voleva che rimuovessimo le truppe e le infrastrutture militari sui territori degli alleati arrivati dopo il 1997 – svela il numero uno delle forze alleate –. Ecco perché dobbiamo rafforzare l’Ucraina e tutta l’alleanza".

Insomma, il conflitto pare destinato a durare, come certifica lo stesso Stoltenberg con motivazione tecnica: "L’esercito ucraino ha finora utilizzato principalmente armi di provenienza sovietica di cui conosceva già il funzionamento, mentre per i pezzi di artiglieria più avanzata la preparazione si allunga". Il protrarsi del conflitto porta con sé tempi supplementari per la procedura di adesione di Svezia e Finlandia alla Nato stoppata dalla Turchia. Ankara rifiuta ogni incontro coi paesi candidati in assenza di una road map scritta sulla questione della protezione all’emigrazione curda in Scandinavia, bollata dai turchi come supporto al terrorismo.

È in questo clima da ’guerra lunga’ che stamattina arriveranno a Kiev (e forse si spingeranno fino a Odessa) il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il presidente francese Emmanuel Macron, il premier italiano Mario Draghi e il presidente romeno Klaus Iohannis. L’obiettivo ufficiale è dimostrare l’univoco sostegno dell’Unione europea all’Ucraina. L’obiettivo pragmatico è di verificare a quali condizioni Zelensky possa eventualmente considerare un’ipotesi di cessate il fuoco da trattare con Mosca. Missione ambiziosa, vista la linea sin qui rivendicata dal presidente ucraino e le forniture militari promesse o in arrivo.

Ma a 24 ore dal parere della Commissione Ue sulla richiesta di Kiev – sostenuta dall’Italia – di diventare paese candidato all’ingresso nell’Unione, forse anche Zelensky qualcosa dovrà concedere. Biden protegge il suo pupillo: "È Zelensky, in quanto leader di un Paese sovrano e democratico, che deve decidere come deve finire questa guerra".