Venerdì 19 Aprile 2024

La storia di Archie Battersbee, la mamma chiede l'hospice prima di staccare la spina

La mamma attacca il sistema sanitario e giudiziario inglese: "Italia e Giappone erano disponibili ad assisterlo"

La sede dell'Alta Corte britannica (Ansa)

La sede dell'Alta Corte britannica (Ansa)

Londra, 4 agosto 2022 - La battaglia per rinviare lo stop al sostegno vitale che tiene in vita il piccolo Archie Battersbee, in coma da mesi al London Royal Hospital, è giunta al termine. La mamma Dance ha dichiarato di essere ormai rassegnata all'epilogo (i medici stanno per staccare la spina) dopo che ieri anche la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo ha respinto il ricorso della famiglia e si è dichiarata incompetente a intervenire rispetto a quanto stabilito dalla giustizia britannica. Archie è ricoverato al London Royal Hospital dopo essere stato trovato privo di conoscenza il casa il 7 aprile scorso. 

La madre tenta comunque di insistere almeno per ottenere il trasferimento di Archie all'interno di un hospice in cui possa ottenere una "morte più degna". Per questo vuole rivolgersi all'Alta corte di Londra presentando un ricorso per spostare il figlio in una struttura vicino a casa, in modo da staccare la spina lì e non in ospedale. Lo stop alla ventilazione assistita e ai trattamenti che tengono in vita il bambino era previsto per le ore 11 di oggi, le 12 in Italia, se non si allungano i tempi per un braccio di ferro sull'hospice, visto che i medici dell'ospedale londinese hanno sconsigliato il trasferimento. 

Dance ha criticato il sistema sanitario e giudiziario inglese e racconta che vi sarebbero state strutture messe a sua disposizione "in Paesi come Italia e Giappone" per continuare a garantire sostegno al bambino. Ma, denuncia, il suo trasferimento all'estero non è mai stato preso in considerazione. 

La decisione della Corte d'Appello britannica, già autorizzata in tre gradi di giudizio dalla giustizia britannica, è stata fortemente avversata dai genitori del bambino, Hollie e Paul, che hanno creduto fino all'ultimo in un possibile risveglio a dispetto delle aspettative dei medici londinesi ed erano tornati a rivolgersi alla Corte per consentire un esame del caso da parte del Comitato Onu per i diritti delle persone con disabilità (Unrpd). Comitato che ha accettato nei giorni scorsi di valutare il ricorso urgente presentato dalla famiglia; e che, attraverso il governo britannico, aveva sollecitato a sua volta i giudici a congelare l'iter in attesa di una propria pronuncia. La Corte tuttavia si è limitata a spostare l'attuazione della decisione di staccare la spina. Un'indicazione immediatamente contestata dai genitori, dopo che un loro avvocato l'aveva paventata come potenziale "violazione del diritto internazionale".