Arbitro picchiato a Roma, la madre: "Ogni partita una guerra"

La rabbia di Fiammetta, mamma di Riccardo Bernardini: era solo questione di tempo

L'arbitro Riccardo Bernardini dopo essere stato soccorso dal 118

L'arbitro Riccardo Bernardini dopo essere stato soccorso dal 118

Roma, 14 novembre 2018 - "Era solo questione di tempo perché accadesse. Ogni domenica è l’inferno. Mio figlio lo sapeva e lo sa: arbitrare su quei campi è come andare in guerra". La signora Fiammetta è la madre di Riccardo Bernardini, 24 anni, di Ciampino, studente di Ingegneria gestionale a Tor Vergata, l’arbitro picchiato fuori dagli spogliatoi domenica mattina da alcuni ultrà al termine di Virtus Olympia-Atletico Torrenova del campionato Promozione, su uno dei tanti campi della Capitale. Preso a schiaffi e pugni, poi sbattuto per terra, ferito in modo serio alla testa, Riccardo è ricoverato al Policlinico e ci rimarrà per giorni.

Come sta suo figlio?

"È ancora sotto osservazione, i medici dovranno fare un’altra Tac. Ma è cosciente".

Com’è andata domenica?

"Era tutta la partita che lo insultavano, erano almeno 4, forse in 5, tutti sui 30 anni, gli gridavano cose orribili. Succede ogni domenica, lo aspettano fuori, ma di solito ci sono i dirigenti che fanno muro e lo proteggono. Più di una volta è stato scortato dalle forze dell’ordine, fino all’autostrada in qualche caso. Mi creda, è davvero tutto surreale. Quasi inimmaginabile. Eppure succede questo. Domenica purtroppo non c’era nessuno a fare da scudo".

Cosa ricorda dell’aggressione?

"È stato detto e scritto che avrei visto tutto, gli schiaffi, i pugni. Non è andata così".

Come, allora?

"Era cominciata con quei folli che dagli spalti hanno iniziato a prenderlo a sassate. Poi si sono avvicinati al cancelletto d’ingresso vicino all’area degli spogliatoi. Non ho visto l’aggressione vera e propria, ero al telefono con i carabinieri. Li avevo appena chiamati, le cose stavano degenerando. E io avevo un presentimento. Non mi sbagliavo. Tanto che meno di cinque minuti dopo ho visto qualcuno correre e altri urlare: ‘hanno colpito l’arbitro’. A quel punto mi sono avvicinata: uno, due, tre metri. E allungando lo sguardo ho visto mio figlio per terra, immerso in un lago di sangue. Ero come tramortita, anestetizzata. E sono svenuta".

Poi?

"Qualcuno mi ha rianimato, non so chi, ma quando mi sono ripresa la prima cosa che ho pensato è che mio figlio stesse morendo. Che l’irreparabile fosse lì a un passo. Non era la prima volta che Riccardo veniva preso di mira, in altre circostanze era stato minacciato, subendo tentativi di aggressione che non erano mai arrivati fino al punto di ucciderlo, come domenica. Il fatto è che il rischio, su quei campi, ogni volta è alto. Mio figlio lo sa. Ne è consapevole. Era solo questione di tempo perché accadesse. Ogni partita che si arbitra si trasforma in una guerra".

Riccardo ha perso sangue, ha anche rischiato di soffocare dopo essere svenuto. A salvarlo Yuri Alviti, preparatore atletico del Torrenova. Fiammetta, perché tanta violenza?

"È un discorso lungo, che parte da lontano: dalle scuole calcio che dovrebbero insegnare il rispetto e l’educazione ma che invece non lo fanno o non ci riescono, visto che già da piccoli s’incontrano sui campi bambini incattiviti dallo stesso sistema che dovrebbe educarli alle regole. Se già i bimbi danno vita a comportamenti fuori luogo, figurarsi gli adulti sugli spalti. Così ci troviamo spesso di fronte alla follia cieca di una violenza sbattuta in faccia senza logica".

Ha avuto risposte da Nicchi e Gravina, presidenti di Aia e Figc?

"Mi hanno chiamato promettendomi di cambiare il sistema. Come, non lo so. Non sono scesi nei dettagli. Nicchi ha anche detto che questi ragazzi per lui sono come dei figli. Proprio per questo, se non dovesse mantenere le promesse fatte, sarebbe una grande delusione. Per me e mio figlio in primis. Ma non ho dubbi che invece, adesso, le cose cambieranno veramente".

Parole durissime anche da parte di Salvini. Lo ha sentito?

"Non ancora, ma mi hanno riferito. Adesso però bisogna passare ai fatti. Non ho dubbi che si andrà nella giusta direzione".

Cosa le ha detto suo figlio? Tornerà ad arbitrare?

"Si, a testa alta. Nel calcio pulito ci crede ancora".