Furia ultrà, botte all'arbitro ragazzino. Dirigente lo salva: pensavo morisse

Roma, l'assalto in una gara di calcio dilettanti. Caccia al branco

L'arbitro Riccardo Bernardini dopo essere stato soccorso dal 118

L'arbitro Riccardo Bernardini dopo essere stato soccorso dal 118

Roma, 13 novembre 2018 - Uno schiaffo. Poi il secondo, violentissimo. L’arbitro Bernardini cade a terra, all’indietro. Batte la testa e in pochi istanti è in una pozza di sangue. Lì vicino, per sua fortuna, c’è Yuri Alviti, preparatore dell’Atletico Torrenova che si accorge immediatamente della gravità della situazione. Riccardo Bernardini, giovane arbitro 24enne ha perso conoscenza, diventa paonazzo e rischia di soffocare: la lingua gli è finita in gola. Interviene Alviti, che tra l’altro era stato allontanato dall’arbitro durante la partita, poi la fidanzata di Riccardo, infermiera. Passano attimi lunghissimi, mentre poco distante Fiammetta, la mamma dell’arbitro, assiste alla scena impietrita. Yuri e la fidanzata di Riccardo evitano il peggio. Lo rianimano, poi la corsa in ambulanza. Yuri, ex capo degli Irriducibili Lazio, racconterà poi: "Mi aveva espulso e il destino ha aiutato entrambi, perché mi ero appena fatto la doccia e sono potuto intervenire in anticipo. Un particolare decisivo. Ho avuto paura che fosse morto, aveva perso i sensi, gli ho aperto la bocca, era serrata, gli ho tirato fuori la lingua e l’ho aiutato a respirare".

In ospedale, una prima Tac, poi la seconda. Tre punti di sutura e una lunga notte in ospedale. La sua colpa? Due espulsi tra i padroni di casa e un gol degli ospiti nel recupero durante il match di Promozione tra Virtus Olympia e Atletico Torrenova, disputato a Roma sul terreno del ‘Francesca Gianni’ al quartiere San Basilio. Secondo il codice della follia del pallone, quell’arbitro magro e così giovane l’ha fatta grossa e in qualche modo bisogna presentargli il conto. E allora dall’insultarlo a pieni polmoni al passare all’azione il passo è breve, brevissimo. Giusto quei pochi metri che separano le tribune del ‘Gianni’ dal cancello che delimita lo spazio riservato alle squadre e ai direttori di gara. E scatta il raid di quattro uomini (ma c’è chi sostiene siano stati solo due) che hanno scavalcato un cancello e raggiunto l’arbitro per mettere in scena il folle atto di ‘giustizia’ che lo ha quasi ammazzato.

Lo affrontano e vola il primo schiaffo, quasi a mo’ di provocazione, nel codice bestiale della violenza pallonara, poi parte il secondo, violentissimo accompagnato da una serie di insulti. Riccardo cade a terra e batte la testa sul cemento e inizia un incubo che lì per lì sembra risolversi con un grande spavento dopo la corsa in Ospedale, all’Umberto I. Ma non sarà così, perché una notte in osservazione non basta. I medici decidono che quel brutto colpo alla testa merita un monitoraggio costante. La mamma di Bernardini lancia un appello al mondo del pallone: "Mi appello al presidente della Figc Gravina e soprattutto a quello dell’Aia Nicchi: tutelate questi ragazzi perché se non lo fate voi, lo faccio io costituendo un’associazione di tutte le mamme degli arbitri. Siamo davanti a una vergogna". Sì, una vergogna.