
Appello bis sulle morti in corsia. Ergastolo all’ex infermiera: "Iniezioni letali a quattro pazienti"
PIOMBINO (Livorno)
Ergastolo per l’ex infermiera Fausta Bonino, accusata di aver provocato la morte di quattro pazienti ricoverati nel reparto dell’ospedale di Villamarina Piombino dove lei lavorava. Decessi in un primo momento classificati come dovuti alle malattie di cui soffrivano i pazienti e, dopo l’inchiesta, dei carabinieri attribuiti a dosi eccessive di medicinali con iniezioni non previste dai medici. Le morti avvennero fra il 2014 e il 2015. Inizialmente si parlò di dieci vittime, poi le perizie processuali hanno evidenziato quattro casi. L’accusa, per la quale Fausta Bonino venne anche arrestata nel 2016, era proprio questa: aver iniettato dosi massicce di eparina (che può provocare emorragie), con l’intento di uccidere.
Ieri mattina la corte d’assise d’appello di Firenze ha deciso che la donna è colpevole. Una decisione che arriva al processo bis di secondo grado, dopo che la Cassazione aveva annullato l’assoluzione della donna. Infatti Fausta Bonino, inizialmente condannata, sempre all’ergastolo, in primo grado dai giudici del tribunale di Livorno, era stata invece assolta in appello nel gennaio 2022. Venne accolta la tesi della difesa guidata dall’avvocato Vinicio Nardo del Foro di Milano, il quale aveva messo in evidenza e portato prove e testimonianze ritenute valide, che l’accesso al reparto non era controllato e quindi anche altre persone avrebbero potuto agire. Insomma, mancava la prova regina, l’elemento che faceva ritenere colpevole l’ex infermiera, al di là di ogni ragionevole dubbio. Per l’accusa, invece, solo Fausta Bonino avrebbe potuto iniettare le dosi dei medicinali in eccesso. Ma non ci sono filmati, testimonianze, impronte digitali o altri elementi. C’è solo il fatto che le morti sono avvenute quando lei era di turno. Tuttavia il reparto non aveva un sistema di controllo degli accessi. Altri medici o infermieri o anche altre persone avrebbero potuto entrare e agire in un tempo breve per poi dileguarsi. E se il colpevole non è Fausta Bonino (che si è sempre dichiarata innocente), chi è che ha ucciso i pazienti?
E così dopo tre processi, due di condanna e uno di assoluzione, il caso si complica sempre di più. "Noi siamo convinti di aver ampiamente dimostrato l’estraneità di Fausta Bonino ai fatti a lei contestati – commenta l’avvocato Vinicio Nardo –. La nostra tesi e le prove sono state accolte nel processo di appello, mentre ora nel processo bis si è presa una decisione diversa. Attendo di leggere le motivazioni della sentenza per capire quale ragionamento è stato fatto dalla corte. Quando avremo le motivazioni prepareremo il ricorso in Cassazione".
"In questo momento – continua l’avvocato Nardo – prendiamo atto della sentenza. Siamo curiosi di leggere come sarà fatta la motivazione perché ci sono molti dubbi in questa vicenda, molte incongruenze, molti fatti che non tornano e quindi la corte d’assise d’appello adesso avrà il compito di mettere in fila queste cose, se ci riuscirà vedremo. Noi faremo ricorso per Cassazione sicuramente". "Mi dispiace" per Fausta Bonino, "che non sia finito per lei questo calvario che dura da otto anni, era in aula al momento della lettura della sentenza ed è stato un duro colpo".