Apocalisse all’aeroporto di Kabul Le madri lanciano i figli oltre la rete

Per salvare i bambini le donne li consegnano ai soldati. I talebani sparano ancora sui manifestanti

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di Alessandro Farruggia

Altro che talebani 2.0. Le parole melliflue del loro portavoce, la promessa di essersi evoluti, maturati, di non essere più quelli di venti anni fa, si infrangono sulla realtà. Una realtà di repressione e fanatismo fondamentalista, strutturalmente contro i diritti umani. E così anche ieri, giornata nazionale dell’Afghanistan, in due città ci sono state proteste in piazza represse sparando e facendo altri morti e feriti.

L’aeroporto internazionale della capitale afghana continua invece a essere letteralmente assediato da 6-7 mila persone che cercano disperatamente di essere portate in salvo dal ponte aereo degli occidentali. Vengono tenute sotto controllo dai turbanti neri che quando la pressione sale, ogni ora grossomodo, sparano raffiche di Kalashnikov. In aria di solito ma anche contro i più insistenti, e infatti si registrano almeno una decina di feriti. E due morti, saliiti a 12 dall’arrivo dei talebani.

Ma le immagini che danno con più forza il senso della disperazione di quel popolo afghano che cinge d’assedio l’aeroporto di Kabul sono quelle delle madri che scoprivano di non essere nelle liste o di avere documenti non validi, e allora tentavano almeno di salvare i loro figli. "Le madri – ha raccontato un ufficiale del Reggimento Paracadutisti del contingente inglese – erano disperate, venivano picchiate dai talebani. Gridavano “salvate il mio bambino“ e ci lanciavano i loro figli, alcuni di loro cadevano sul filo spinato. È stato terribile quello che è successo. Alla fine della notte non c’era un solo uomo tra noi che non stesse piangendo". I soldati inglesi e americani hanno fatto il possibile, hanno sollevato e messo in salvo alcuni bambini, poi con il fatto che il minore era oltre le barriere di sicurezza, han fatto passare anche le madri. Ma è una goccia nel mare.

Il problema sono i talebani che “filtrano“ la gente. Prima di arrivare al controllo dei documenti fatto dal contingente internazionale, gli afghani in fuga devono infatti passare in chekpoint talebani dove vengono sistematicamente vessati. Ad alcuni vengono stracciati i documenti e vengono rimandati indietro, molti, specialmente donne, vengono picchiate. E ogni tanto qualcuno si becca una pallottola. "In questo momento in città non si registrano combattimenti aperti – racconta Alberto Zanin, coordinatore medico di Emergency a Kabul –, ma rimane alta la tensione all’interno dell’aeroporto: nel corso della mattinata abbiamo già ricevuto due pazienti con ferite da proiettile provenienti da lì". In serata i talebani scoprono anche uno stock di gas lacrimogeni e lo usano sulla folla in attesa attorno all’aeroporto.

La comunità internazionale cerca di portarne fuori il più possibile, e l’Italia c’è. Alle 12,30 a Fiumicino è arrivato un KC767 dell’Aeronautica Militare, con a bordo 201 afghani. "Il nostro piano – dice il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio – è trasferire in Italia circa 2500 afghani che hanno collaborato con le Istituzioni italiane". Ed è l’impegno della Difesa che lo rende possibile. "Il mio personale ringraziamento – sottolinea il ministro della Difesa Lorenzo Guerini – va allo straordinario lavoro delle Forze Armate italiane che in 4 giorni han già salvato 600 persone". Nel frattempo da Kabul un C130J dell’Aeronautica ha evacuayo altri 104 cittadini afghani. E nella notte, ulteriori 2 C130J decolleranno dal Kuwait per Kabul: oggi quelli messi in salvo saranno così oltre 800.

Nel frattempo continuano caos e violenze. Almeno due persone sono state uccise e otto ferite ad Asadabad dopo che i talebani hanno aperto il fuoco contro la folla. E anche a Jalalabad, i talebani hanno sparato contro persone che sventolavano la bandiera afghana, ferendo un uomo e un ragazzo. Manifestazione con centinaia di persone anche a Kabul dietro una grande bandiera afghana. A Khost è stato invece imposto il coprifuoco per evitare manifestazioni simili. Ma la paura domina perché la repressione prosegue. Un documento confidenziale dell’ONU scrive che i talebani stanno intensificando la caccia a tutte le persone che hanno lavorato con le forze americane e della Nato. "I talebani le arrestano o minacciano di uccidere o arrestare i loro familiari se non si consegneranno", si legge in un documento del Norwegian Centre for Global Analyses, che fornisce analisi d’intelligence all’ONU. Come ai vecchi tempi. Schiacciare ogni opposizione e governare imponendo la peggiore Sharia.