Anziani più forti della pandemia. Il 70% non ha sofferto il lockdown

La ricerca: voglia di ricominciare. Quattro su dieci fanno fitness e pianificano una vacanza fuori dall’Italia

Due anziani si baciano con la mascherina attraverso un telone di plastica in una Rsa

Due anziani si baciano con la mascherina attraverso un telone di plastica in una Rsa

Sono quelli che hanno pagato di più, sono quelli che hanno sofferto di meno. Chi? Ma gli anziani, naturalmente. Il conto delle vittime non lascia dubbi, le stime ISTAT-Istituto superiore della sanità sono chiare: l’incidenza maggiore di decessi Covid-19 è sulla fascia d’età 65-79 anni, ben un decesso su 5 è attribuibile al virus. E tuttavia, se da questa triste contabilità si passa ai prezzi della crisi, il risultato, secondo una ricerca dell’osservatorio Silver Economy Tendercapital-Censis (titolo: La silver economy nell’anno più nero) si capovolge: sono proprio gli over 65 ad aver sofferto di meno dei danni collaterali della pandemia. Una sorpresa? Solo in parte: abituati di più a stare in casa, non hanno patito quanto i più giovani la "vita claustrofobica, l’amputazione relazionale, il bando dei tanti piaceri dei luoghi pubblici". Già, la stragrande maggioranza di chi ha i capelli bianchi, il 69,3%, non ha sofferto di un forte stress psicofisico nella pandemia. Molto peggio è andata ai ragazzi (solo il 23,3% ha detto di non aver patito per questo motivo) e agli adulti: la percentuale in questo caso sale al 34,1%. "L’Italia è un Paese longevo – afferma Giuseppe De Rita, presidente del Censis – se noi anziani abbiamo sopportato meglio la pandemia è perché facciamo parte di una generazione, nata tra gli anni ’30 e ’50, che le ha viste tutte, quindi capaci di consolidare la loro esistenza e quella della società".

D’altra parte, nei mesi dell’emergenza, fattore discriminante sul piano sociale è stato il grado di certezza dei flussi di reddito in entrata: poiché per la maggioranza della generazione âgée il reddito è la pensione, certa per definizione, "è chiaro che sono stati uno dei gruppi sociali meno toccati dalle difficoltà di questi mesi", sottolinea Moreno Zani, presidente di Tendercapital. Ma c’è di più: il 67,8% – vale a dire oltre due terzi di loro – sostiene di aver accresciuto la ricchezza, naturalmente grazie a ciò che ha risparmiato nei sedici mesi appena passati, contro il 52,3% del resto della popolazione. Non stupisce, dunque, che il rapporto confermi un dato storico secondo cui sono loro che aiutano la famiglia. Il silver Welfare non si interrotto con il Covid-19, anzi. Forti di una condizione economica favorevole, si confermano non solo la fascia più rilevante a livello numerico, ma anche un punto di riferimento centrale a livello sociale.

E non finisce qui. Guai a pensare che gli anziani escano dalla crisi abbattuti e depressi: sia perché la paura è stata tanta, e si sa che in questi casi la voglia di vivere si impenna, sia perché il trauma è stato invece leggero con scarse conseguenze in termini di depressione sono pieni di "furore di vivere". E cioè, non vedono l’ora di farsi belli, partire o stare semplicemente in compagnia: il 43,4% degli intervistati ammette di aver intenzione di dedicare più tempo alla cura dell’aspetto (ad esempio usando cosmetici, facendo fitness, mettendo a posto i capelli) il 24.7 % è pronto a rinnovare il suo guardaroba e il 38,5% vuole fare almeno una vacanza all’estero.

"Vogliono tornare a fare ciò che facevano prima della pandemia – dice ancora Zani – Non dobbiamo dimenticare che nel 2019 gli over 65 erano i più grossi consumatori dell’industria del divertimento". Un dato però è certo. Già tutt’altro che amate le Rsa sono oramai segnalate in rosso. Non ci vuole andare più nessuno (l’88,5% degli anziani) e quello che ieri era una propensione negativa oramai è ferma determinazione. È un problema che il governo si dovrà porre: per riuscire a risolverlo, bisognerà ripensare l’intero sistema sia dell’assistenza che della medicina territoriale.