Anno giudiziario Tregua con Nordio I magistrati attaccano la riforma Cartabia

Il ministro conferma di voler salvaguardare l’indipendenza dei magistrati. Da molti pg crescono dubbi sulle modifiche varate dal governo Draghi

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Il premier e il ministro alla Giustizia avranno anche ritrovato una buona sintonia, come si evince dalle foto di loro due sorridenti, ma sulla giustizia mancano i ‘sorrisi’ sia dentro la maggioranza, con FdI e in parte la Lega che remano in una direzione e FI in quella opposta, sia tra le toghe. Le divisioni sono ormai cronaca e questo mentre si apre l’anno giudiziario in tutt’Italia con le toghe tutte in allarme. Il ministro Nordio continua però a difendere l’architrave delle riforme fissando un confine invalicabile e "non trattabile: l’indipendenza e l’autonomia della magistratura" nella speranza, forse, di rabbonirla. Parlando a Venezia, Nordio bolla come "insinuazioni" quelle relative alla sua intenzione di "sottoporre il pm al potere esecutivo. Se non avessi una concezione di sacralità dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura, non avrei esercitato e mantenuto la toga per 40 anni", aggiunge, annunciando che "la digitalizzazione e l’implementazione telematica sono la priorità del ministero perché la lentezza dei processi, soprattutto civili, ha un grandissimo impatto negativo sull’economia: costa 2 punti di Pil".

Parole che risuonano, però, proprio nel giorno in cui dalle Corti di Appello arriva, quasi unanime, un grido d’allarme sui problemi legati all’applicazione della riforma Cartabia, sulle carenze di organico e sull’importanza delle intercettazioni. Da Palermo a Torino, da Napoli a Milano, i magistrati ricordano nei loro interventi l’importanza di queste ultime non solo contro la grande criminalità organizzata. "Contro i mafiosi occorrono intercettazioni più efficaci", affermano da Palermo. Per il pg di Napoli, Luigi Riello, "nessuno vuole guardare dal buco della serratura". Per Franco Cassano, presidente della Corte d’appello di Bari, "le intercettazioni sono strumenti indispensabili alle indagini.

Ma anche le criticità legate all’entrata in vigore della riforma Cartabia, che fa acqua da tutte le parti, sono state un punto centrale in tutte le relazioni. "È giusto preoccuparsi che alcune modifiche al regime di procedibilità di alcuni delitti – spiega il pg di Milano, Francesca Nanni – possono sostanzialmente lasciare prive di effettiva tutela molte vittime". Per il presidente della Corte d’Appello di Roma, Giuseppe Meliadò, il rischio è che "nell’arco di pochi anni la riforma Cartabia possa produrre effetti sicuramente paralizzanti per la giurisdizione penale".

Altro tema ‘caldo’ sono gli organici. Le riforme finalizzate a raggiungere i traguardi posti dal Pnrr "senza interventi" sull’adeguamento del numero dei magistrati, spiega il presidente della Corte d’Appello di Milano, Giuseppe Ondei, rischiano di fare "la fine della polvere al vento". Per Elisabetta Vidali, numero uno della Corte d’appello di Genova, "la crisi della giustizia è una crisi, soprattutto delle risorse. Serve un forte adeguamento degli organici". Per quanto concerne i reati, in più distretti si registra un aumento di quelli predatori, come furti e rapine, femminicidi e contro la persona. In crescita le violenze tra i minori e il fenomeno ‘baby gang’.

e. m. c.