Animazione sospesa, cosa significa. Le differenze con l'ibernazione

L'intervento con la temperatura corporea abbassata sotto la soglia di sopravvivenza dei 36 gradi è una novità. Ma si applica un principio noto da anni

Il 44enne è stato operato all'ospedale di Circolo di Varese

Il 44enne è stato operato all'ospedale di Circolo di Varese

Roma, 22 novembre 2019 - L'intervento in animazione sospesa con la temperatura corporea abbassata sotto la soglia di sopravvivenza dei fisiologici 36 gradi mediante sostituzione del sangue circolante con soluzione salina fredda è sicuramente una novità. Consiste tuttavia nell'applicazione di un principio noto da anni, secondo cui il freddo rallenta i processi del metabolismo corporeo, tanto che persone finite accidentalmente in acque gelide durante i mesi invernali e ripescate sono miracolosamente sopravvissute, scampate all'annegamento, proprio in virtù della sospensione delle funzioni. In pratica si produce una sorta di letargo, diverso dal principio alla base dell'ibernazione.

Nel caso dell'animazione sospesa, infatti, il cuore continua a battere con frequenza minima, fino a fermarsi del tutto, e il cervello si trova in una condizione di standby, incosciente ma vitale. Si parla in questi casi di Epr (Emergency preservation and resuscitation). I vantaggi di questa tecnica consistono nel fermare il tempo, e consentire al chirurgo di riparare una ferita impegnativa, per poi ripristinare il volume di sangue circolante. Detto in altri termini questi accorgimenti permettono di guadagnare tempo per operazioni chirurgiche sofisticate, per evitare danni cerebrali. In medicina, sottoporre a ibernazione un individuo ormai senza vita, o un organo prelevato da donatore, significa portarlo in una condizione di ipotermia controllata, nella speranza di riportarlo in vita in un futuro.

Questo fenomeno, detto anche crioconservazione, funziona per singole cellule, ad esempio l'ibernazione in azoto liquido è utilizzata nelle riproduzione medicalmente assistita per la conservazione di spermatozoi, tessuto ovarico, o veri e propri embrioni umani formati. In questo caso le tecniche attuali permettono di rimettere in moto l'orologio biologico dopo un periodo più o meno prolungato di sospensione, ad esempio facendo partire una gravidanza anche a distanza di anni dallo stoccaggio. Esistono persone che si sono fatte ibernare per testamento, dopo la morte, ma al momento non esistono tecniche che permettano di riportare in vita un corpo intero conservato in azoto liquido.