Giovedì 18 Aprile 2024

Andrea Orlando "Elly brava a mobilitare, ora un fronte più largo E ripensiamo il nome"

L’esponente della sinistra tra i sostenitori di Schlein traccia una rotta "Dobbiamo lavorare per ridurre le distanze con le altre opposizioni"

di Elena G. Polidori

Complimenti per la vittoria, onorevole Andrea Orlando (ex ministro del Lavoro, Pd).

"Non deve fare i complimenti a me, ma ad Elly Schlein e alla sua capacità di mobilitazione e a tutte le militanti e i militanti che l’hanno sostenuta".

Ma lei fa parte della squadra che l’ha sostenuta in un percorso che ha messo in evidenza una spaccatura tra il voto dei circoli e quello dei gazebo.

"Guardi, se mi chiede un’analisi di prospettiva, io da questo voto non vedo contraccolpi che non possano essere gestiti con il buonsenso".

No? Fioroni ha fatto già le valigie, le capigruppo di Camera e Senato hanno rimesso il mandato.

"È prassi che i capigruppo rimettano il mandato, per il resto aspetterei a valutare".

Schlein, dunque, vince a sorpresa sulla base di tre parole d’ordine: salario minimo, ambiente, lavoro. Sono parole che a sinistra non tutti declinano allo stesso modo.

"Vero. Però su alcune si può allargare il fronte. Oltre al M5S Il Terzo Polo è a favore del salario minimo, hanno votato a favore di una mozione alla Camera".

Far ripartire l’occupazione è un imperativo anche per il governo, ma la ricetta di Elly Schlein qual è?

"Bisogna usare i fondi del Pnrr, favorire la crescita delle imprese con nuove politiche industriali. Occorre un salario minimo, una legge sulla rappresentanza e un incentivo ai rinnovi contrattuali. Bisogna ripensare le regole del lavoro riducendo le tipologie contrattuali e agendo sul sistema delle politiche attive, facendo in modo che sia contrastata ogni forma di politica predatoria del lavoro".

L’elezione di Schlein è arrivata a sorpresa perché i circoli hanno votato in un modo e i cittadini ai gazebo in un altro: esiste, quindi una spaccatura tra il Pd organizzato sul territorio e quello degli elettori non iscritti al partito.

"Vedo la differenza, ma non la contrapposizione tra il voto dei circoli e quello dei gazebo. Vedo invece, accanto a un apporto di donne e di giovani militanti che erano in sofferenza ma che avevano comunque un’adesione ideale al Pd, anche il ritorno di molti ex iscritti che hanno voluto dimostrare con il voto ad Elly un recupero di quel legame. D’altra parte non sottovaluterei la rilevanza dell’elezione di una donna alla guida del partito in un momento così difficile per noi. Una comunità in oggettiva difficoltà ha visto un’opportunità. Dai gazebo è partita una richiesta forte di cambiamento e questo è l’elemento politico di novità che tutti dovremmo cogliere. E penso invece a chi, già prima che tutto avvenga, parla già di agibilità futura del Pd".

Cosa intende con agibilità?

"Quella di chi dice: ’Vedremo se sarà ancora la nostra casa oppure no’. La nuova casa va pensata e costruita insieme. Non demonizzando la domanda di cambiamento, ma confrontandoci sui modi diversi di interpretarla".

Dal congresso uscirà un nuovo Pd perno dell’alternativa politica alla destra di governo, ma si deve ricostruire un’alleanza a sinistra con le altre forze politiche, come dicevamo.

"Dobbiamo lavorare per ridurre le distanze con le altre opposizioni perché è di tutta evidenza che dall’altra parte, nella destra, c’è una coalizione che funziona anche nelle diversità. Le regionali lo hanno ricordato drammaticamente. Se la partita è già scritta, la gente resta a casa. Ed è un problema per tutti, nel centrosinistra, nessuno escluso".

Cambierete nome al Pd per favorire questo ricambio?

"Se ne può e se ne deve discutere tanto più in sede costituente. Ma non c’è nessun mandato in questo senso che esca dal congresso".