Venerdì 19 Aprile 2024

Andrea Camilleri è morto, addio al papà di Montalbano

Aveva 93 anni, era ricoverato da un mese. I suoi romanzi, tradotti in 120 lingue, hanno venduto 30 milioni di copie. Diceva: "Non ho rimpianti e non ho paura di niente, neanche della morte". Domani l'ultimo saluto al Cimitero Acattolico per gli stranieri di Roma

Andrea Camilleri, morto a 93 anni (Ansa)

Andrea Camilleri, morto a 93 anni (Ansa)

Roma, 17 luglio 2019 - E' morto Andrea Camilleri. Lo scrittore siciliano, 93 anni, era ricoverato al Santo Spirito di Roma da un mese per un arresto cardiaco. "Le condizioni sempre critiche di questi giorni si sono aggravate nelle ultime ore compromettendo le funzioni vitali", scrive in una nota l'ospedale, comunicando che il decesso è avvenuto alle 8.20 di questa mattina. Regista teatrale e sceneggiatore per 70 anni, col tempo inizia a dedicarsi alla sua passione, la scrittura, fino al grande successo del commissario Montalbano, arrivato nei primi anni Novanta. I suoi romanzi hanno venduto oltre 30 milioni di copie e sono stati tradotti in ben 120 lingue. Nelle ultime interviste diceva: "Ho avuto una vita fortunata. Non ho rimpianti e non ho paura di niente, neanche della morte". A Roma stava preparando uno spettacolo che si sarebbe dovuto tenere il 15 luglio alle Terme di Caracalla, dove avrebbe raccontato la sua Autodifesa di Caino. "Se potessi vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine del mio 'cunto', passare tra il pubblico con la coppola in mano". 

I funerali 

Secondo quanto comunica la famiglia, sarà possibile dare l'ultimo saluto a Camilleri domani al Cimitero Acattolico per gli stranieri nel quartiere Testaccio, dalle 15 in poi. Non ci sarà una camera ardente mentre le esequie si svolgeranno in forma privata. 

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La biografia 

La longevità artistica, che ha regalato al personaggio di Montalbano uno spessore senza eguali, è il tratto distintivo che accompagna la vita e le opere di Andrea Camilleri. Nell’arco della sua carriera, è stato regista, autore teatrale e televisivo, ha scritto saggi sullo spettacolo, e naturalmente romanzi e racconti di successo distribuiti in tutto il mondo. Ha vissuto gli anni della maturità a Roma, ma nel cuore c’è sempre la Sicilia. Lui, nato a Porto Empedocle (Agrigento) il 6 settembre 1925, aveva reinventato quella terra ribattezzandola Vigata, volti e storie di persone che popolano le pagine, scaturite da una inesauribile vena letteraria. Negli anni dal 1945 al 1950 Camilleri ha pubblicato racconti e poesie, vincendo anche il Premio St Vincent. Insegnante di Regia all’Accademia d’Arte Drammatica, Camilleri, sposato e padre di tre figlie, ha forgiato un linguaggio onomatopeico che è entrato nell’immaginario collettivo.

La mattina, appena alzato, gli piaceva “tambiasare” per una “mezzorata” circa, facendo tutte quelle cose inutili come raddrizzare un quadro, scorgere la copertina di un libro. A partire dal lontano 1949 Camilleri lavora alla Rai come delegato alla produzione e sceneggiatore, legando il suo nome ad alcune fra le più note produzioni poliziesche della TV italiana, come i telefilm del Tenente Sheridan e del Commissario Maigret, allestimenti di opere teatrali, con un occhio di riguardo a Pirandello. Col passare degli anni ha affiancato a questa attività quella di scrittore, autore di importanti saggi “romanzati” di ambientazione siciliana nati dai suoi studi sulla storia dell’Isola. 

Nel 1978 esordisce nella narrativa, due anni dopo esce da Garzanti Un filo di fumo, primo di una serie di romanzi ambientati nell’immaginaria cittadina siciliana di Vigàta a cavallo fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Ma è nel 1992, con l’apparizione (sempre da Sellerio, che pubblica la gran parte delle sue opere) de La stagione della caccia, che Camilleri diventa un autore di grande successo. Oltre alle opere ambientate nella Vigàta di un tempo, dal Birraio di Preston (1995) - il libro ai suoi tempi più venduto con quasi 70.000 copie - a La concessione del telefono (1999), ci sono i gialli della Vigàta odierna del Commissario Montalbano, con l’invenzione del quale arriva il grande successo (dal 1999 anche televisivo). 

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Il Commissario Montalbano 

Montalbano è il protagonista di romanzi (il primo è La forma dell’acqua, del 1994) e racconti che non abbandonano mai le ambientazioni e le atmosfere siciliane e che non presentano alcuna concessione a motivazioni commerciali o a uno stile di più facile lettura. Da anni ormai le indagini del sarcastico Commissario, nonché le atmosfere e il divertente e azzeccato linguaggio italo-siculo dei romanzi e dei personaggi di Camilleri, affascinano migliaia di lettori. 

Nei suoi romanzi l’intreccio poliziesco è fondamentale, ma è anche il pretesto per la creazione dei personaggi. L’aspetto e il carattere di questi è una parte del lavoro di creazione che Camilleri cura particolarmente. I protagonisti delle sue storie sono spesso infatti molto divertenti ed ironici; ma anche molto malinconici, e questo vale in misura maggiore per il Commissario Montalbano. 

Quello che le biografie non dicono sono i tratti della persona, il carattere, quel modo gioviale di parlare e di presentarsi nelle interviste. Una verve che gli ha consentito, anche negli anni della vecchiaia, di affrontare il palcoscenico come narratore e interprete, e di tenere in pugno il suo pubblico. Con un garbo elegante, da intellettuale navigato, ha avvicinato i lettori al siciliano. E ha saputo farsi apprezzare anche per la filosofia di vita che esprime, le sigarette, il giro dei bar, la capacità di parlare di politica senza giri di parole, senza ipocrisie. Nella vita, come nelle opere, ha manifestato una sete di giustizia, il desiderio di una società dove i più deboli sono tutelati e dove le sopraffazioni non pagano. Ha esplorato generi e registri letterari con assoluta originalità, passando dalla commedia al dramma, virando dal grottesco al comico, facendo leva sull'ironia e la schiettezza che gli conferiscono un amore indiscutibile per la verità e il bello.

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