Anche J&J ci taglia milioni di dosi La linea Biden: "Prima gli americani"

All’Italia promesse 6,5 milioni entro il 3 aprile. Ma dovevano essere 55 tra marzo e giugno. Il presidente Usa blinda tutta la produzione nazionale. Nessuna condivisione con gli alleati

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di Elena G. Polidori

Ci risiamo. Anche la Johnson & Johnson ha annunciato "difficoltà" a rispettare le consegne in Europa del vaccino americano (che dovrebbe avere il via libera dell’Ema domani) a causa di "problemi nella catena di approvvigionamento". La notizia, arrivata dalla Ue, rappresenta l’ennesima doccia gelata sul fronte dell’approvvigionamento delle dosi necessarie, anche se in serata la stessa J&J ha ridimensionato l’allarme, confermando "l’impegno a fornire 200 milioni di dosi" nel 2021, secondo gli accordi. I dubbi, però, restano. Fonti Ue insistono nel sostenere che l’obiettivo della farmaceutica sarebbe "difficile da centrare" per difficoltà legate alla produzione.

Insomma, un nuovo giallo, stavolta un po’ più preoccupante perché questo vaccino è molto atteso visto che risolverebbe molti problemi logistici e di tempi, dal momento che viene somministrato in una singola dose a differenza dei sieri Pfizer, Moderna e AstraZeneca, divisi in due dosi.

La Commissione Ue si è mossa subito per scongiurare intoppi (con qualche successo), ma è chiaro che dietro questo stop and go si nasconde anche una precisa scelta politica Usa. Ieri gli americani avevano garantito di proseguire il lavoro collettivo "per il regolare funzionamento delle catene di approvvigionamento industriale per la produzione di vaccini", ma di fatto non condivideranno nulla con gli alleati europei sul fronte lotta alla pandemia; ciò che viene prodotto sul territorio Usa, in questo periodo, rimarrà nello stesso territorio. E non solo i vaccini, ma anche le siringhe, le fiale, tutto quello che servirà per immunizzare i cittadini statunitensi.

Jo Biden, insomma, ha deciso che per almeno cinque, sei mesi la sua politica sarà rivolta principalmente ai cittadini americani senza temere alcuna ritorsione. La ‘battuta’ che infatti circola negli ambienti del partito democratico Usa lascia l’amaro in bocca: "Che cosa fanno gli europei se non gli diamo i vaccini – si sbeffeggia – escono dalla Nato?".

"Con Johnson & Johnson – aveva assicurato il capo della task force dell’Ue per la produzione dei vaccini anti-Covid, Thierry Breton (sentito ieri anche dal sottosegretario Giorgetti) – mi impegnerò ufficialmente; abbiamo molte azioni da intraprendere per trovare delle strade alternative se un’azienda ha dei problemi".

J&J, si diceva, ha poi ridimensionato l’allarme, confermando che "per quanto riguarda l’Italia, dall’8 marzo al 3 aprile fornirà complessivamente circa 6,5 milioni di dosi da consegnare (ben lontane dai 55 milioni di dosi che dovevano arrivare tra marzo e giugno, ndr) ", ma si vedrà. Perché sempre il commissario Ue ha comunque avvertito del fatto che "quando si inizia a produrre (un vaccino, ndr), la strada è accidentata. Per esempio, se guardo a J&J, so che hanno dovuto fare un’alleanza con un’altra azienda, Merck, perché non erano in grado di produrre i vaccini da soli; una cosa che abbiamo già visto in Europa".